Papa Francesco per la prima volta ammette la persecuzione in Cina degli Uiguri ma ancora evita il Dalai Lama

Papa Francesco per la prima volta ammette la persecuzione in Cina degli Uiguri ma ancora evita il Dalai Lama
Papa Francesco per la prima volta ammette la persecuzione in Cina degli Uiguri ma ancora evita il Dalai Lama
di Franca Giansoldati
Martedì 24 Novembre 2020, 11:42 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 21:53
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Città del Vaticano - Dopo le denunce di Amnesty, dell'Europa, e la circolazione di documenti all'Onu e su diversi quotidiani internazionali a proposito delle persecuzioni in corso in Cina nei confronti della minoranza musulmana degli Uiguri, anche il Papa (finalmente) ha speso una parola a favore di questa etnia. Il silenzio di Francesco sull'argomento, nonostante le sollecitazioni che gli erano arrivate in questi mesi, è da attribuite alla realpolitik nei confronti di Pechino, paese con il quale la Santa Sede ha aperto un percorso di normalizzazione dei rapporti, a cominciare dall'accordo per le nomine dei vescovi.

Al fine di non urtare il suscettibile governo cinese Papa Francesco finora ha evitato anche di parlare delle persecuzioni in Tibet e, proprio per questo, non ha mai voluto ricevere il Dalai Lama, nonostante i suoi predecessori lo abbiano fatto, a sostegno del diritto universale alla libertà religiosa.

Alcuni giorni fa non è passata inosservata l'intervista su Repubblica dello storico segretario del Dalai Lama, Tethong: «Papa Francesco rifiuta di ricevere il nostro leader perchè sta trattando con Pechino il risconoscimento dei vescovi di Roma».

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Per la prima volta, Papa Francesco ha definito i musulmani uiguri della Cina un popolo «perseguitato» facendo riferimento a quello che accade nella regione cinese dello Xinjiang. Secondo molti organismi internazionali per i diritti umani, più di un milione di musulmani uiguri sono tenuti in campi di internamento.
Nel libro «Il cammino verso un futuro migliore», il papa scrive. «Penso spesso ai popoli perseguitati: i rohingya, i poveri uiguri e gli yazidi“» in un capitolo dedicato alle persecuzioni nei Paesi islamici.


Nei campi di internamento, gli uiguri sarebbero sottoposti a indottrinamento politico forzato, tortura e negazione di cibo e medicine. Gli sarebbe proibito di praticare la loro religione o di parlare la loro lingua. Pechino ha negato le accuse, dicendo che i campi sono centri di formazione professionale.

Le parole del Papa sugli Uighuri contenute nel suo ultimo libro hanno avuto una immediata reazione da parte del governo cinese. La Cina definisce totalmente senza fondamento le dichiarazioni di Francesco. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Llijian. 

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