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Bergoglio avrà il suo Papa Nero, gesuiti a conclave per eleggere il nuovo capo dell'ordine

di Franca Giansoldati
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 9 Ottobre 2016, 11:13 - Ultimo agg. : 11 Ottobre, 16:46
4 Minuti di Lettura


Sant'Ignazio certe cose non le aveva proprio previste. Per esempio l'andata in pensione del Generale dell'Ordine, il Papa Nero. Il capo dei gesuiti dovrebbe essere eletto ad vitam, fino alla morte, ma la regola è venuta meno nell'ultimo decennio per ben due volte. Il primo gesuita ad inaugurare la sessione dei Generali pensionati ed aprire la via della pensione, è stato l'olandese padre Kolvenbach che, nel 2008, allo scadere degli 80 anni, stanco di reggere la baracca e piuttosto malandato in salute, ottenne dall'allora Papa Ratzinger il via libera per ritirarsi in Libano, dove tuttora vive nei sobborghi di Beirut. Stessa sorte, oggi, riguarda padre Nicolas, il successore, anch'egli dimissionario al compimento degli 80 anni (previo placet di Bergoglio).

LE PROCEDURE
Di conseguenza la Compagnia di Gesù in questi giorni è impegnata in conclave, per eleggere il proprio leader maximo, rispolverando procedure bizantine ma tutto sommato democratiche. Vietate le cordate, niente lobby, chiunque può essere eletto dai 212 elettori (206 sacerdoti e sei fratelli laici), a loro volta scelti dalle rispettive provincie (tre però sono nominati dal superiore). Una compagine variegata composta da 62 nazionalità. Il 2 ottobre gli elettori sono arrivati alla spicciolata nel quartier generale di Borgo Santo Spirito e due giorni fa hanno partecipato ad un pellegrinaggio giubilare a San Pietro, mescolando la spiritualità alla necessità di conoscersi meglio, visto che la maggioranza di loro non ha mai avuto occasione di incontrarsi prima.
Hanno il compito di trovare il massimo consenso possibile sul successore di Nicolas, mediante la pratica delle mormorationes, letteralmente le chiacchiere, vale a dire colloqui informali a tu per tu, che si ripetono per diversi giorni, fino ad arrivare ad una piattaforma di possibili candidati. Durante le chiacchiere è vietato chiedere voti per sé, o fare campagna elettorale per terzi, pena il deferimento ad una commissione disciplinare. In ogni caso nelle prime votazioni chiunque può essere votato, esterni compresi, poi man mano che i ballottaggi avanzano si determinano le liste formate dai più votati, fino a restringere il campo e ottenere la maggioranza di almeno 107 voti.
Impossibile predire il tempo necessario per l'individuazione del Papa Nero. Non ci sono regole. A volte tutto si è risolto in pochi giorni, altre volte sono state necessarie diverse settimane. Una volta eletto il Generale, i delegati informeranno Francesco con una telefonata. Stavolta la tecnologia farà parte integrante delle procedure perché la scelta placet e non placet avverrà tramite un tablet che permetterà il calcolo immediato dei voti, evitando sbagli, errori, dubbi. Il 31esimo successore di Sant'Ignazio da Loyola deve ottenere almeno il 50 per cento dei voti. Tra i delegati ci sono diversi italiani, tra cui padre Federico Lombardi, ex portavoce vaticano che però ha ben poche chance di essere eletto per via dell'età avanzata, un requisito che si è imposto dopo le dimissioni di Kolvenbach e di Nicolas. Un altro italiano, invece, ha buone chance ed è padre Casalone, esperto di bioetica con grande capacità di gestione.
Attualmente i gesuiti in tutto il mondo sono 16.740. Un trend in decrescita in Europa e in America, compensato però da un aumento di vocazioni in Asia e in Africa: situazione che si rispecchiando anche nella formazione della stessa Congregazione Generale. Il global south, è sempre più incisivo nel volto della Chiesa. «Non sappiamo se il prossimo superiore verrà dal global south, l'importante è che sia la persona adatta a guidare la compagnia in base alle priorità che la congregazione generale individuerà», dicono.
Il primo a sollevare la questione delle dimissioni fu padre Pedro Arrupe. Agli inizi degli anni Ottanta chiese a Wojtyla di potersi ritirare prima, ma il Papa rifiutò la sua richiesta. Un po' di tempo dopo, nel 1983, un ictus lo colpì e Karol Wojtyla di fatto accettò le sue dimissioni e commissariò i Gesuiti. In quel periodo c'erano molti settori della curia che criticavano la sterzata a sinistra dell'Ordine, specialmente in alcune facoltà teologiche in America Latina.

LA SINTONIA
Oggi che un Papa gesuita siede sul Trono di Pietro ci si chiede se in qualche modo potrebbe condizionare l'elezione del Papa Nero. La risposta la fornisce padre Lombardi: «Abbiamo un Papa gesuita e ne siamo contenti, sentiamo una sintonia spirituale e di prospettive piuttosto forte con quello che dice e propone alla Chiesa, ma viviamo questo con grande libertà. Ignazio ha messo la Compagnia a servizio del Papa, vicario di Cristo, chiunque egli fosse. La Compagnia di Gesù ha lavorato da più di 400 anni a servizio della Chiesa in base alle missioni indicate dal Papa e continuerà a farlo anche in futuro a prescindere da chi sia il Papa perché il Papa è il Papa e la Compagnia è a sua disposizione sempre». E padre Nicolas dopo il conclave dove andrà? Sicuramente in Giappone, dove per anni ha fatto il missionario e dove ha lasciato il cuore.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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