Papa Francesco da Fazio a Che tempo che Fa: «In Libia lager, Ue trovi intesa sui migranti: Mediterraneo il cimitero più grande d'Europa. Il male della Chiesa? La mondanità spirituale»

Papa Francesco da Fazio in diretta a Che tempo che fa
Papa Francesco da Fazio in diretta a Che tempo che fa
Domenica 6 Febbraio 2022, 20:28 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 11:40
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Papa Francesco da Fabio Fazio a Che tempo che Fa. Mai un pontefice aveva parlato sulla televisione italiana in un'intervista registrata nel pomeriggio a Santa Marta. Francesco lo ha fatto in collegamento da Casa Santa Marta, in Vaticano: «Grazie di questo incontro, mi piace tanto. Vedo tanta gente che sopporta cose brutte, quotidiane, che nella propria debolezza sopporta difficoltà familiari, economiche, chi non arriva a fine mese. Io non sopporto tanto, sopporto come tutta la gente. E non sono solo, c'è tanta gente che mi aiuta, tutta la Chiesa, gli impiegati accanto a me. Ho uomini e donne brave che mi aiutano, non sono un campione di peso che sopporta le cose, sopporto come quasi tutta la gente sopporta».

Poi Francesco parla delle guerre: «Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare da mangiare ed educazione a tutto il mondo, gratuitamente. Ma si pensa alle guerre, non alle persone. Le guerre producono quello che lei ha detto: bambini che muoiono al freddo, ma sono secondi attori. La prima cosa è la guerra, vediamo come si mobilitano le economie e cosa è più importante oggi: guerra ideologica, di potere, commerciale. La guerra è sempre distruzione. Portare avanti una famiglia, lavorare una terra, è costruire. Fare una guerra è distruggere, è una meccanica distruttiva». 

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Il Papa: «In Libia lager, Ue trovi accordo sui migranti»

Sulla questione migranti: «Uso la parola lager, perché in Libia ci sono lager di trafficanti. Vedo i filmati di cosa vivono per attraversare il mare. Soffrono e poi rischiano per attraversare il Mediterraneo. E poi? A volte sono respinti, ci sono navi che girano cercando porto e c'è chi gli dice di tornare in mare aperto. Ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere, è un problema di politica interna che deve essere risolta. Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato nella società. Un migrante integrato aiuta quel Paese. Dobbiamo pensare una politica continentale. Questo è realismo puro. Ci manca toccare le miserie: penso agli infermieri che hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere con gli ammalati. Ma se tu non tocchi... Il tatto è il senso più completo, più pieno, quello che ci mette la realtà nel cuore. Sennò non potremmo mai trovare una soluzione. C'è la cultura dell'indifferenza».

«Dobbiamo prenderci carico della Madre Terra: i pescatori di San Benedetto del Tronto venuti da
me hanno trovato una volta tonnellate di plastica e hanno ripulito quel tratto di mare.

Buttare la plastica in mare è criminale, uccide la terra, dobbiamo tutelare la biodiversità, dobbiamo prenderci cura del Creato».

Sul rapporto con la musica e la visita nel negozio in centro: «Sono un amico del negozio, sono andato a benedirlo. Sono andato di notte, c'era un giornalista che aspettava di prendere un taxi e per questo è uscita la notizia. Mi piacciono i classici e il tango».

La Chiesa del futuro e il problema della mondanità sociale

Il problema dell'aggressività sociale: «Penso ai suicidi giovanili e a quanto sia cresciuto quel numero. C'è un'aggressività che scoppia, pensiamo al bullismo: è aggressività nascosta, è un problema sociale, questa aggressività distruttiva va educata. Tutto inizia dal chiacchiericcio, che distrugge l’identitàinvito a essere coraggiosi: chiacchierare degli altri distrugge, bisogna andare a parlare direttamente. Così cominciano le divisioni».

Sul rapporto genitori-figli: «Dico sempre una parola che è "vicinanza". Chiedo sempre ai genitori se giocano con i propri figli, a volte sento risposte dolorose. Non bisogna spaventarsi dei figli, di ciò che dicono, di qualche scivolata di quando sono adolescenti: la vicinanza è fondamentale, i genitori che non sono vicini ai figli gli fanno del male, devono essere complici. La complicità genitoriale fa sì che crescano insieme, padri e figli».

Fazio poi chiede a Bergoglio se ci sia qualcuno che merita di non essere perdonato da Dio o la misericordia degli uomini: «Dio ci ha fatto liberi, siamo padroni delle nostre decisioni, anche di quelle sbagliate. La capacità di essere perdonato è un diritto umano, tutti noi abbiamo diritto di essere perdonati se chiediamo perdono. È un diritto che nasce da Dio ed è nato in eredità dagli uomini, chi chiede perdono ha diritto di essere perdonato. E se hai qualche debito con la società, pagalo ma col perdono. Una domanda a cui mai sono riuscito a rispondere è "perche soffrono i bambini?". Non ho risposte a questo. Non c'è risposta. Lui è forte nell'amore, l'odio la distruzione è nelle mani di un altro. Nel rapporto di Dio col Figlio potremmo vedere cosa c'è nel cuore di Dio quando accadono queste cose». Così il Papa da Fabio Fazio su Rai tre. «Gesù mai ha dialogato col diavolo: o lo caccia o gli risponde con la Bibbia, questo vale per tutte le tentazioni. Alla domanda perchè soffrono i bambini trovo solo la risposta soffrire con loro. In questo ha ragione Dostoevskij».

La Chiesa del futuro e le criticità di oggi: «Una Chiesa in pellegrinaggio, oggi il male della Chiesa più grande è la mondanità spirituale che crea il clericalismo, che è una perversione della Chiesa. L'ideologia prende il posto del Vangelo con queste posizioni rigide. La Chiesa va avanti con la forza dello Spirito santo, senza la carne di Cristo non c'è Chiesa possibile».

La solitudine e gli amici: «Ho degli amici che mi aiutano e conoscono la mia vita. Non sono normale, ho le mie anormalità ma mi piace stare qualche volta con gli amici, raccontare le mie cose e ascoltare le loro. Ma ho bisogno degli amici: i Papi che c'erano prima erano santi, io non sono tanto santo e per questo ho scelto Santa Marta. L'altra vita non me la sento di farla, gli amici mi danno forza e sono pochi ma veri». 

Poi Fazio gli mostra una foto di lui da piccolo: «Volevo fare il macellaio, perché ne vedevo uno che metteva tanti soldi da parte. Mi piaceva tanto la chimica, lavoravo in laboratorio, poi a 19 anni è arrivata la vocazione e sono entrato in seminario. Ma la chimica è stata una cosa che mi ha sedotto tanto». 

 

Fazio: una grande emozione

«Ascoltare il Santo padre è un dono per tutti - dice Fazio emozionato - Il fatto che lo faccia in una situazione popolare come la tv è un segnale di come voglia parlare a tutti. Ogni parola è diretta, semplice e intensissima. È un dono che rimarrà a lungo nei nostri cuori e nella nostra mente»

«È una grande emozione, una grandissima responsabilità, un grandissimo dono quello che ricevo da questo Papa eccezionale», ha detto il presentatore Fabio Fazio. Il Papa «sceglie un contesto popolare come il nostro per voler essere in mezzo a tutti, vicino a tutti. Questo dono va bene al di là della televisione, perché ogni volta che questo Papa parla ci lascia qualcosa per il futuro».

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Il pontefice cita Il Messaggero

Nella mattinata di domenica, nella recita dell'Angelus, il Papa ha citato il Messaggero: «Stamattina sul giornale ho letto cose belle. Grazie al popolo del Marocco - ha detto Bergoglio - che si è stretto attorno a Rayan e alla sua famiglia in queste giornate frenetiche per salvare la vita del bambino di cinque anni caduto in un pozzo». Quel popolo «ci mostra cosa siano i santi della porta accanto».

Tra le testimonianze positive il Pontefice ha citato c'è anche il paese del Monferrato che ha agito all'unisono per riportare a casa un giovane immigrato ghanese che, malato di cancro, aveva come unico desiderio quello di morire tra le braccia del padre. «Siamo abituati a leggere sui media tante cose brutte, ma io vorrei oggi menzionare due cose belle: una è dal Marocco, dove tutto un popolo si è stretto per salvare Rayan, lavorando per salvare un bambino, ce l'ha messa tutta. Purtroppo non ce l'ha fatta».

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