Papa Francesco nella Terra dei Fuochi: «Il mio viaggio ad Acerra è solo rimandato, ci vedremo presto»

Papa Francesco nella Terra dei Fuochi: «Il mio viaggio ad Acerra è solo rimandato, ci vedremo presto»
Domenica 24 Maggio 2020, 13:01 - Ultimo agg. 19:59
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«Oggi avrei dovuto recarmi ad Acerra, per sostenere la fede di quella popolazione e l'impegno di quanti si adoperano per contrastare il dramma dell'inquinamento nella cosiddetta Terra dei fuochi. La mia visita è stata rimandata; tuttavia, invio al vescovo, ai sacerdoti, alle famiglie e all'intera Comunità diocesana il mio saluto, la mia benedizione e il mio incoraggiamento, in attesa di incontrarci appena possibile. Ci andrò sicuro». Lo ha detto Papa Francesco al termine del Regina Caeli. 

Un messaggio accolto con «grande gioia» da monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra: «Ancora una volta diciamo grazie a Papa Francesco per la sua speciale attenzione alle nostre terre, alle diocesi più colpite dall’inquinamento e alle sofferenze della gente», dichiara Di Donna. 
 


Il saluto affettuoso che il Papa ha rivolto alla diocesi di Acerra e alle popolazioni della Terra dei fuochi e il ricordo della mancata visita ad Acerra per celebrare il quinto anniversario della Laudato si’, sono «parole di ulteriore incoraggiamento a non abbassare la guardia di fronte al dramma ambientale, che rischia di passare in secondo piano in questo tempo di emergenza sanitaria da pandemia», afferma ancora Di Donna. Per questo, aggiunge il vescovo, «oggi come Chiesa di Acerra noi ci impegniamo a continuare a tenere ancora accesi i riflettori sull’inquinamento delle nostre terre e a risvegliare le coscienze, per un'operazione verità in dialogo con le Istituzioni», e giungere a quella che il Papa chiama «conversione ecologica».

Questa mattina Papa Francesco avrebbe dovuto incontrare ad Acerra i vescovi, parroci e sindaci dei Comuni di quei territori tra Napoli e Caserta. Da qui il rinnovato appello del vescovo Di Donna, affinché «venga fatta finalmente verità nei nostri territori garantendo uno sviluppo vero alle nostre terre, che ponga al centro l’uomo, il suo sviluppo integrale, compatibile con la fondamentale e originaria vocazione agricola, archeologica e turistica». Ancor più «in questo tempo in cui l’emergenza dell’epidemia ha messo in ginocchio proprio l’economia agricola e il turismo». Perché, chiosa il presule, «questa pandemia non faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria ma economica e morale». 

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