All'ambulatorio del Papa 3 pazienti su 10 sono italiani: chiedono cure che non possono più permettersi

All'ambulatorio del Papa 3 pazienti su 10 sono italiani: chiedono cure che non possono più permettersi
All'ambulatorio del Papa 3 pazienti su 10 sono italiani: chiedono cure che non possono più permettersi
di Franca Giansoldati
Lunedì 19 Novembre 2018, 08:55 - Ultimo agg. 15:01
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In questi giorni si è potuto vedere in Vaticano che il volto della povertà è multiforme e parla sempre più italiano. In attesa del proprio turno, nel container sanitario a ridosso del colonnato del Bernini, non c'erano solo Said, Omar, Abdullah. Su quelle panche di plastica immacolata, dentro all'ambulatorio in lamiera, tanto provvisorio quanto necessario, hanno sostato pazienti centinaia e centinaia di Paolo, Giorgio, Alberto. Tutti italianissimi. Per una settimana intera il presidio sanitario che ha funzionato come poli-ambulatorio in piazza San Pietro, ha garantito a ognuno un intervento diagnostico gratuito e immediato. Sono state fatte analisi del sangue, chi lo richiedeva poteva essere visitato da un cardiologo, un oculista, un ortopedico o un dermatologo. Per le donne c'era uno spazio di ostetricia e ginecologia. Quel progetto sostenuto da Papa Francesco e nato da una idea di monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, inizialmente era destinato ai migranti o agli stranieri ma con il passare delle ore si è trasformato in una specie di test capace di misurare il disagio e l'impoverimento degli italiani. Disoccupati, malati psichici, uomini di mezza età caduti in una spirale negativa, gente che per un rovescio della vita ha perso tutto, fallimenti economici sommati a quelli della vita, famiglie finite sul lastrico.

Una radiografia spietata di un declino economico progressivo. Con il risultato, stavolta uguale per tutti, che la precarietà allontana i bisognosi dalle cure. E non conosce nazionalità. Persino le medicine costano troppo per tanti romani che cominciano farne a meno. I dati resi disponibili dal Vaticano fanno riflettere. Su dieci persone visitate, tre erano di nazionalità italiana. La maggior parte romani, gente di periferia, ma non solo. Le prestazioni erogate in una settimana sono state 3 mila in tutto. I medici volontari hanno lavorato facendo dei turni, dal mattino alla sera, ininterrottamente. Il 69 per cento delle persone che hanno bussato a quel container aveva una età contenuta tra i 30 anni ai 59 anni. Un uomo è stato provvidenzialmente salvato da un infarto. Il cardiologo si è accorto subito che il cuore di questo paziente non funzionava più bene e che rischiava l'infarto. E' stata chiamata l'ambulanza ed è stato portato al Santo Spirito d'urgenza.

 I macchinari di ultima generazione utilizzati hanno potuto diagnosticare la presenza di tanti casi di tubercolosi ed epatite. La visuale offerta dal presidio sanitario vaticano è una ulteriore conferma dell'allarme dell'Istat. L'ultimo rapporto segnalava che chi vive in povertà assoluta ha sfondato quota 5 milioni, stimando le famiglie in povertà assoluta 1 milione e 778mila. L'incidenza della povertà assoluta è pari a 6,9% per le famiglie (6,3% nel 2016) e 8,4% per gli individui (da 7,9%).

 Papa Francesco ha parlato con grande passione dei poveri per tutta la giornata di ieri. Ai cristiani ha chiesto di non accontentarsi di «fare del bene solo a pochi, perché ricambiare è normale, ma Gesù chiede di andare oltre». Oltre significa «dare a chi non ha da restituire, cioè di amare gratuitamente», e «quella sarà la nostra mano tesa, la vera ricchezza in cielo». Alla messa nella basilica vaticana, è seguito l'Angelus e poi il pranzo che Francesco lo ha condiviso con 1.500 poveri. Sponsor dell'iniziativa  l'hotel Rome Cavalieri-Hilton Italia in collaborazione con Ente Morale Tabor.

 
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