Il Papa visita la moschea di Bangui: Dio è pace, salam

Il Papa visita la moschea di Bangui: Dio è pace, salam
di Franca Giansoldati
Lunedì 14 Dicembre 2015, 18:16 - Ultimo agg. 30 Novembre, 20:53
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Banqui (Centrafrica) - Chi lo avrebbe detto. In Africa. “Bangui capitale spirituale del mondo. L'anno santo della misericordia viene in anticipo in questa terra”. Papa Francesco è emozionato quando batte tre colpi con un martelletto, pronunciando la formula latina, per poi aprire la porta santa che, stavolta, non è un portone di bronzo, riccamente ornato, ma una specie di cancello di legno, un po' scalcagnato anche se ridipinto con una vernice marrone.


«Dio è pace, salam». La preghiera è accorata. «Tra cristiani e musulmani siamo fratelli e dobbiamo considerarci tale, comportarci come tali». Francesco prima di partire per Roma si dirige in moschea, nel quartiere musulmano, l'area che è considerata più pericolosa e quella meno sotto controllo dai caschi blu. Il soldati attorno sono armati fino ai denti.

«Insieme diciamo no all'odio, alla vendetta, alla violenza, e in particolare a quella che è perpetrata in nome di Dio». Accanto a lui, nella moschea, c'è l'Imam che con l'arcivescovo di Bangui è impegnato per riportare un po' di calma nella Repubblica Centrafricana. L'appello che gli sgorga dal cuore e che viene condiviso dai musulmani presenti è rivolto a tutti. Il conflitto che da tre anni semina distruzione e violenza, solo in apparenza ha i connotati di una guerra religiosa. Tutti però sanno che gli scontri partiti nel 2013 dai miliziani Seleka (islamici) ai quali i soldati anti-Balaka (cristiani) hanno riposto con la stessa moneta, avevano radici di ordine economico e politico. Altro che religione.

«Chi dice di credere in Dio deve essere anche un uomo o una donna di pace. Cristiani, musulmani, membri delle religioni tradizionali, hanno vissuto pacificamente insieme per molti anni. Dobbiamo dunque rimanere uniti perché cessi ogni azione che, da una parte e dall'altra, sfigura il Volto di Dio e ha in fondo lo scopo di diffondere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune».

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