Il Papa: «I preti italiani devono cambiare: no a proprietà e ambizioni, più ascolto alle persone»

Il Papa: «I preti italiani devono cambiare: no a proprietà e ambizioni, più ascolto alle persone»
di Franca Giansoldati
Lunedì 16 Maggio 2016, 16:59 - Ultimo agg. 17 Maggio, 09:41
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CITTA' DEL VATICANO - Il clero italiano deve rinnovarsi. Il buon prete non “ha una agenda da difendere”. Papa Bergoglio davanti ai vescovi italiani riuniti in Vaticano per l’'assemblea annuale affronta la riforma delle riforme, quella che ha a che fare con la missione del parroco. Molti sacerdoti sono già come li vorrebbe, altri, invece dovrebbero assumere caratteristiche più profetiche. Insomma, preti più credibili, maggiormente orientati all'’ascolto della gente, meno giudicanti, senza tentazioni legate alla vita mondana. Un rinnovamento del genere per Papa Francesco è necessario in Italia visto che “il contesto culturale è molto diverso da quello in cui ha mosso i primi passi nel ministero.

Anche in Italia tante tradizioni, abitudini e visioni della vita sono state intaccate da un profondo cambiamento d’epoca”. Morale: serve un cambiamento. Non usa toni amari, né accusatori. Bergoglio parla come pare come un padre. “Quante relazioni ferite! In un mondo in cui ciascuno si pensa come la misura di tutto, non c’è più posto per il fratello”. “È scalzo, il nostro prete, rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa” ha detto il Papa, aggiungendo che “non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’'animo umano: consapevole di essere lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato.

Dell'’altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino”. Inoltre “non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’'efficienza”. Il buon prete sa che “l'’Amore è tutto”. Non cerca nemmeno assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell'’uomo; nel ministero “per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali”.

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