Papa a Torino: «Sono vicino a disoccupati, cassaintegrati e precari»

Papa a Torino: «Sono vicino a disoccupati, cassaintegrati e precari»
Domenica 21 Giugno 2015, 09:18 - Ultimo agg. 22 Giugno, 09:28
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Il lavoro non serve soltanto a produrre ma è anche la via per dare «dignità» alla persona. Il Papa arriva a Torino e incontra subito il mondo del lavoro.

E tra le prime parole in una terra che una volta era il motore del Paese e che adesso sente, come ovunque, i segni della crisi il Papa si dice «vicino ai giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti».



E Francesco avverte: «Non si può aspettare la ripresa, il lavoro è fondamentale». Ad ascoltare le sue parole, a piazzetta Reale, anche l'ad di Fca Sergio Marchionne che alla fine dell'incontro scambia col Papa una stretta di mano. Per riconvertire l'economia, rimettendo al centro non il profitto ma il «bene comune», Papa Francesco ha sottolineato che bisogna dire una serie di «no».



«No alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti». «Siamo chiamati a ribadire il 'nò a un'economia dello scarto», «no all'idolatria del denaro», «no alla corruzione», «no all'inequità che genera violenza». Poi il pensiero alle frange più deboli del mondo del lavoro. Le donne: «i loro diritti vanno tutelati con forza perchè sono ancora discriminate». I giovani: occorre «un patto generazionale», «aprire concrete possibilità di credito per nuove iniziative» perchè oggi sono esclusi «a modo di 'usa e gettà».



E poi ci sono gli immigrati: aumentano la competizione per la ricerca del lavoro «ma non vanno colpevolizzati perchè sono vittime». E di fronte alle scene di questi giorni, da Ventimiglia alle stazioni, Francesco dice che «è uno spettacolo che fa piangere». Il tema dei migranti viene richiamato anche quando il Papa argentino recita, durante l'omelia, la poesia piemontese 'Razza nostranà, versi che accompagnavano proprio i migranti che lasciavano queste terre per il mondo nuovo. Storia che Bergoglio ha vissuto nella sua famiglia, e lui, argentino di origini piemontesi, all'Angelus si definisce proprio «nipote di questa terra benedetta».



Momento toccante è la preghiera davanti alla Sindone. In silenzio, il Papa ha chinato il capo e poi ha fissato il telo per alcuni istanti. «La Sindone - ha detto poi all'Angelus, recitato a Piazza Vittorio - attira verso il volto e il corpo martoriato di Gesù e, nello stesso tempo, spinge verso il volto di ogni persona sofferente e ingiustamente perseguitata». Infine, il giorno dopo il Family Day di Roma, il Papa ricorda come la famiglia sia una «ricchezza» e chiede attenzione soprattutto per i figli e per i nonni.
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