Ucraina, Papa Francesco loda la Polonia per aver aperto le porte agli ucraini, poi rinnova l'appello alla pace

Ucraina, Papa Francesco loda la Polonia per aver aperto le porte agli ucraini, poi rinnova l'appello alla pace
di Franca Giansoldati
Mercoledì 2 Marzo 2022, 10:39 - Ultimo agg. 12:24
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Città del Vaticano – Prima è arrivato un grazie alla Polonia per avere aperto subito le frontiere ai profughi ucraini, poi ha rinnovato l'appello alla pace nel mondo. Il pensiero del Papa è sempre fisso sul rischio (altissimo) di una terza guerra mondiale. “Oggi entriamo in Quaresima. La nostra preghiera e il digiuno saranno una supplica per la pace in Ucraina, ricordando che la pace nel mondo inizia sempre con la nostra conversione personale, alla sequela di Cristo". Per il Mercoledì delle Ceneri di quest'anno papa Francesco ha chiesto a tutti, «credenti e non credenti», di trascorrerequesta giornata pensando a quello che sta accadendo al confine con la Russia, alle bombe che cadono, agli edifici civili sventrati, ai bambini morti, alle famiglie smembrate.

Rivolgendosi ai polacchi, durante l'udienza generale, ha elogiato gli sforzi e la generosità immediata. «Voi, per primi, avete sostenuto l'Ucraina, aprendo i vostri confini, i vostri cuori e le porte delle vostre case agli ucraini che scappano dalla guerra.

State offrendo generosamente a loro tutto il necessario perche' possano vivere dignitosamente, nonostante la drammaticita' del momento. Vi sono profondamente grato e vi benedico di cuore!». 

L'appello del Papa per il digiuno, riproposto stamattina alla udienza del mercoledì, è stato lanciato la scorsa settimana a ridosso dell'attacco militare russo, denunciando la follia della guerra. Un appello al quale hanno aderito altre confessioni cristiane, diversi patriarchi ortodossi, il primate della Comunione anglicana, Justin Welby, ma non la Chiesa ortodossa di Mosca, tradizionalmente legata a doppio filo con il Cremlino che anche qualche giorno fa, sostenendo implicitamente Putin, ha parlato di forze oscure che vogliono spaccare, separare e intromettersi nel mondo russo cristiano. 

Una posizione non condivisa da tanti sacerdoti ucraini ortodossi del patriarcato di Mosca. Secondo l'agenzia Asianews fin questi giorni, in alcune chiese di Kiev, durante le liturgie domenicali non è stato ricordato il nome del patriarca Kirill, determinando di fatto un allontanamento di molti fedeli dalla Chiesa russa.

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