Conte si dimette, la Cei non fa sconti: «Ora serve strategia di sistema per sanare le fratture»

Conte si dimette, la Cei non fa sconti: «Ora serve strategia di sistema per sanare le fratture»
di Franca Giansoldati
Martedì 26 Gennaio 2021, 10:50 - Ultimo agg. 11:16
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Città del Vaticano – Dai vescovi - proprio nel giorno in cui Conte va al Quirinale a dimettersi – arriva una disamina spietata sulla tenuta del sistema-paese nella quale vengono elencate le «fratture» causate dalla pandemia. «Fratture» che la politica finora portata avanti evidentemente non ha saputo evitare. La lista è lunga e la Cei non fa sconti al governo uscente anche se, in un passaggio della relazione letta dal cardinale Gualtiero Bassetti alla riunione periodica del consiglio permanente, assicura: «La Chiesa, giova ricordarlo, non è di questa o di quell’altra parte».

«Quello che ci sta a cuore - aggiunge la Cei - è il bene di ogni persona e di ognuno insieme agli altri, quello di cui c’importa è la vita delle persone, quello che sosteniamo è il nostro Paese. Guardiamo, quindi, con attenzione e preoccupazione alla verifica politica in corso, in uno scenario già reso precario dalla situazione che stiamo vivendo». 

La speranza del cardinale Bassetti è che stavolta «la classe politica collabori al servizio dei cittadini, uomini e donne, che ogni giorno, in tutta Italia, lavorano in operoso silenzio e che si giunga a una soluzione che tenga conto delle tante criticità». 

Bassetti non specifica altro e non entra nel merito, ma aggiunge: «Come pastori dobbiamo farci interpreti ed essere voce delle molteplici fragilità, perché nessuno sia lasciato solo. Inoltre i prossimi mesi – non dimentichiamolo – saranno cruciali per la ricostruzione del sistema-Paese». 

Il presidente dei vescovi usa toni pacati elencando quali sono, a suo parere, i punti di frattura che si sono drammaticamente prodotti in Italia e ai quali, evidentemente, il governo Conte, non è stato in grado di affrontare con efficacia.

Eccoli: la frattura sanitaria, la frattura sociale, la frattura scolastica, la frattura economica. Ne sanno certamente qualcosa le Caritas diocesane, preziose sentinelle in tutto il territorio che da mesi denunciano un allarmante aumento dell'usura o di situazioni di fragilità esasperata in fasce sociali fino a qualche anno fa non toccate dalla povertà. 

«Accanto alla fiducia nell’efficacia del vaccino contro il virus, non possiamo trascurare i drammatici danni collaterali portati da questa pandemia. Vi è una frattura sanitaria che è anche una frattura sociale. Ancora non possiamo trarre una valutazione conclusiva sulle conseguenze a lungo termine di ciò che sta accadendo, ma i dati diffusi devono interrogare le coscienze e allarmare le Istituzioni e le agenzie educative tutte: solitudine, isolamento sociale, aumento delle malattie legate al disagio mentale, impennata di suicidi. I giovani, gli anziani, le persone con disabilità, le persone vulnerabili sono le prime vittime di queste infermità dell’anima. Per porre rimedio a queste situazioni purtroppo non c’è chimica che tenga» mette a fuoco il cardinale nella prolusione. 

E ancora: «La situazione socio-economica in cui si trova il nostro Paese è fonte di preoccupazione crescente: è chiaro che una serie di problemi di carattere strutturale conosciuti da tempo, a lungo sottovalutati, sono da affrontare in modo indifferibile. Se non s’interviene efficacemente sul sovra-indebitamento di famiglie e imprese, cadute per la prima volta a causa della pandemia nella condizione di debitori insolventi, si amplificheranno le già drammatiche condizioni per il ricorso all’usura e l’accesso della Criminalità organizzata nei tessuti sociali». 

Le rilevazioni della Caritas dicono – precisa Bassetti - che, nel periodo maggio- settembre 2019 confrontato con lo stesso periodo del 2020, l’incidenza dei “nuovi poveri” è passata dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si è rivolta alla Caritas lo fa per la prima volta. «È aumentato in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa». 

La conclusione cui giunge la Cei è un cambio di passo. «È evidente che alla solidarietà generosa di molti, bisogna affiancare la volontà politica di andare oltre la logica delle misure d’urgenza e di sollievo temporaneo per elaborare una strategia che sia davvero di sistema, anche al fine di impiegare al meglio le risorse in arrivo». Letto in filigrana, questo passaggio, è certamente un segnale di sfiducia al governo Conte.

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