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Ratzinger, addio al primo Papa emerito: in 50mila a San Pietro per le esequie

Stranieri acquistano sul web biglietti per i posti a sedere, ma era una truffa

Il mondo saluta Ratzinger: addio al primo Papa emerito
Il mondo saluta Ratzinger: addio al primo Papa emerito
di Mario Ajello
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 6 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. : 15:26
6 Minuti di Lettura

La bara di cipresso con il corpo di Benedetto poggiata sul sagrato e intorno un funerale da 50mila persone degno di un principe della Chiesa e senza quelle sgrammaticature pop e quella retorica andante che farebbero torto all’Emerito. C’è la maestà del Cupolone, che si vede e non si vede per via di una nebbia leggera che aggiunge fascino e mistero a questo set. C’è Francesco, il primo Papa che dopo il 1802 celebra le esequie di un altro Papa (allora fu Pio VI), il quale saluta Ratzinger per la sua fine che cristianamente è un nuovo inizio. Ci sono i cardinali che stavolta non danno l’addio a un pontefice già litigando per il conclave ma sembrano pietrificati nel dubbio (che cosa ne sarà della Chiesa ora che è saltata, per motivi biologici, la convivenza tra Benedetto e Francesco?). Ed ecco padre Georg, seduto nella stessa prima fila di Mattarella e Meloni, il quale non vorrebbe separarsi dall’amico e maestro, poggia il Vangelo aperto sulla bara, la bacia ed è circondato da sodali e nemici che gli fanno le condoglianze. 

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Mattarella e Meloni non arrivano al sagrato passando dalla piazza, entrano da dietro, attraversando la basilica di San Pietro. Ma il capo del governo è inseguito da incoraggiamenti: «Che Dio vi assista». E quando si tratta di cantare il coro dell’alleluia-alleluia-alleluia, lo sussurra anche Meloni chiusa nel suo cappotto scuro e avvolta nel coprispalle grigio - oddio, l’umidità: e infatti Crosetto arriva con Giorgetti che maneggia un rosario mentre lui ha uno zuccotto in testa, ma non quello dei cardinali perché è blu e il filosofo ex presidente del Senato, Pera, ha la scoppola - e con Giorgia c’è quasi l’intero governo. I due presidenti conversano, ma ovviamente non di politica in un’occasione così solenne e di tipo storico-religioso. Mentre i ministri ci sono quasi tutti: Tajani e Sangiuliano, Lollobrigida con la moglie Arianna Meloni, Bernini, Nordio, Roccella, e il sottosegretario a Palazzo Chigi, Mantovano, e tanti esponenti del centrodestra (da Gasparri a Malan, da Cesa a Tremonti). E ancora: i dignitari della Repubblica come Gianni Letta, come Casini che è uno dei primi ad arrivare, come Draghi. Il quale a chi gli chiede qualcosa risponde: «Non banalizziamo un evento così importante parlando della solita politica». SuperMario di politica, evidentemente alta, comunque parla e lo fa a lungo con Giorgetti, suo ex ministro e l’unico tra i ministri del passato governo che gli dava del tu. 

E la sinistra? Qualcuno in piazza crede di riconoscere il segretario del Pd - «Ragazzi, quello è Letta!», grida un seminarista ai suoi confratelli - e invece no: trattasi di un tizio alto e semi-pelato come l’Enrico ma non è lui. Uno dei ministri osserva: «Apprezzo l’assenza della sinistra. Non vuole essere ambigua o ridicola, non c’è perché non ha mai amato Ratzinger e ora ha il coraggio di dirlo». Il che però non vale per il sindaco di Roma: Gualtieri c’è, eccome. Ed è incoraggiato da chi, nella piazza, lo riconosce. 

Alla sinistra di Meloni nelle postazioni laico-istituzionali (dietro c’è Lorenzo Fontana, presidente leghista e ultra-cattolico della Camera) spiccano la regina del Belgio (Mathilde) e la regina madre spagnola ma greca di nascita, Sofia. Ed è impossibile non notare un particolare che riguarda il dress code: soltanto Mathilde indossa una sorta di “alta uniforme”, con abito nero lungo e velo. Al contrario di tutti gli altri che sono “in borghese”. E comunque, la titolare di Palazzo Chigi osserva e lo scrive pure sui social: «Benedetto è stato un illuminato teologo, che ci lascia un’eredità spirituale e intellettuale fatta di fede, fiducia, speranza». I polacchi sfoggiano presidente e premier. E anche gli ungheresi, con Orban uber alles. C’è il ministro francese Darmanin in rappresentanza di Macron, l’ambasciatore americano Donnell presso la Santa Sede a nome del cattolicissimo Biden e i tedeschi al massimo grado: sia il presidente Steinmeier sia il premier Scholz (con cui Meloni s’intrattiene un po’: parlano di gas?) sia il leader dei popolari Weber con cui Giorgia s’incontrerà nel pomeriggio a Palazzo Chigi (l’avvicinamento Ppe-Riformisti e Conservatori presieduti da Meloni in Europa potrebbe sostituire sull’onda dello scandalo Qatar l’alleanza tra cattolici e socialisti). E i leader religiosi: di tutte le fedi possibili e immaginabili. 

IL TRAGITTO

Quando la bara, alle 8,50, appare sulla piazza c’è il primo applauso. Il Salve Regina, il requiem, il Kyrie eleison, il suono delle campane a morto all’arrivo della salma, l’entrata in scena di Francesco in carrozzella, lui che poi prende in mano la croce e recita l’omelia, il corteo dei cardinali, la magnificenza della prospettiva di Roma dal sagrato al fiume con una strana luce di sole pallido: tutto contribuisce al fascino spettacolare e spirituale di questa giornata. Se non fosse che non il diavolo, ma l’Italietta, che forse è peggio, ci mette la coda. Qualcuno ha venduto i posti in Vaticano. Perché mentre risuona nella piazza il Sanctus Dominus Deus, si scatena una specie di zuffa tra alcuni seminaristi che avevano occupato le sedie e alcuni turisti che le rivendicano come proprie: «Le abbiamo prenotate e pagate on line, quei posti sono per noi», dicono gli sventurati. Vengono chiamati i gendarmi vaticani. E si scopre la truffa: sono stati venduti su Internet - da chi? da Totò? dai soliti ignoti? da qualche miscredente nemico della cristianità? - biglietti falsi per un evento che naturalmente è gratis. 

Ma la truffa non sporca la sacralità. Tra palco e platea, molti ricordano che fu Ratzinger - l’uomo ora nella cassa di legno grezzo - a celebrare le esequie del suo predecessore Wojtyla ed è adesso lui a prendere il posto di Giovanni Paolo II pochi metri qui sotto, nelle Grotte Vaticane, tra i 62 sepolcri di papi che affollano i sotterranei di San Pietro e ieri hanno accolto questo nuovo ospite in una fossa di un metro e settanta. Quella appunto dove riposava Wojtyla (accanto c’è il sarcofago di Pio VI Braschi) che nel frattempo è diventato santo ed è asceso al livello superiore della basilica lasciando spazio al suo antico sodale e successore. E comunque, alle 10,40 la bara viene riportata dentro, tra le grida della piazza: «Santo subito». E l’impressione che la cerimonia esprime è quella della sobrietà, di un evento in cui nessuno finge estasi o esagera nella commozione pubblica. A cominciare da Francesco, misurato e sincero. Osserva Casini andando via: «Le parole del Papa sono state molto sentite e molto toccanti. E la cerimonia ha dimostrato il seguito che Benedetto ha avuto. Dopo la morte, si è capito di più quanto fosse silenziosamente amato da un popolo che in questi giorni si è riversato spontaneamente a omaggiarlo». Ecco anche il ministro Sangiuliano mentre scende le scalinate di San Pietro: «Abbiamo appena vissuto una inedita fusione di sacralità religiosa, filosofia e storicismo. Benedetto del resto è sempre stato un unicum».

Il non attaccamento al potere dimostrato da Benedetto è un altro lascito che la destra di governo, a cominciare da Meloni, dice di voler assumere. Ma chissà. Intanto, l’ultimo tragitto in terra dell’Emerito è stato quello dalla basilica al sagrato e dalla piazza alle Grotte Vaticane. Se Ratzinger diventerà santo, risalirà in superficie. Per ora, riposa lì sotto mentre Roma, improvvisamente ripopolatasi per lui, si svuota un’altra volta aspettando la Befana. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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