Terra dei Fuochi, vescovi in prima linea: da Acerra a Gorizia, la crociata per le bonifiche

Terra dei Fuochi, vescovi in prima linea: da Acerra a Gorizia, la crociata per le bonifiche
di Antonio Menna
Domenica 18 Aprile 2021, 12:00
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Non c'è ma sembra di sentirla, la voce di Papa Francesco, ad Acerra, nel giorno in cui i vescovi italiani ragionano sulla salute della Terra e su un loro impegno ambientalista. Sono sei anni dall'enciclica Laudato si', scritta dal Pontefice per «combattere la povertà e prendersi cura della natura». Una ricorrenza che lo scorso anno, nel quinto anniversario - avrebbe dovuto portare Bergoglio ad Acerra ma la pandemia ha rovinato i piani. Il convegno nazionale «Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro», promosso dalla Conferenza episcopale italiana, con la diocesi di Acerra, dodici mesi dopo, è arrivato lo stesso, pur dentro inevitabili restrizioni. Un po' in presenza, un po' in videoconferenza. E a fine pandemia, ci sarà anche il Papa, che ha già garantito che recupererà l'antica promessa. 

Intanto, però, facendo echeggiare le parole dell'enciclica sulla cura della casa comune, si gettano le basi di un manifesto del nuovo ambientalismo sociale della Chiesa: cura del pianeta e cura dei poveri, insieme, due volti e una sola medaglia. «Una enciclica - dice subito, con la sua solita chiarezza, Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, presidente della Conferenza Episcopale Campana, e ispiratore di questo cammino - molto più letta negli ambienti laici che nella nostra comunità.

Acerra è stato un luogo simbolo, tutto questo percorso è partito dal grido di dolore di queste terre, che la Chiesa ha ascoltato. Ma attenzione a tutte le terre inquinate. Non esiste una sola Terra dei fuochi. Circoscrivere qui il perimetro è falso e insufficiente». Tante terre dei fuochi per una sola grande questione nazionale. Da qui, la proposta alla fine del convegno: nasce il coordinamento tra le 78 diocesi italiane dove ricadono i 42 siti di interesse nazionale per le bonifiche censiti dal Governo, a cui si aggiungono quelli di rilevanza regionale. Una mappa dell'inquinamento che non risparmia nessuno.

«A chi - aggiunge il vescovo Di Donna - anche nella chiesa, anche sui nostri territori ripete ma perché insistete tanto a parlare di inquinamento? Perché accendete i riflettori negativi? dico che non serve mettere il coperchio sulla pentola perché prima o poi salta. Non serve sottovalutare, non serve circoscrivere. Si esce dal dramma dell'inquinamento ambientale solo insieme con i quattro attori della battaglia sociale: istituzioni, cittadini, movimento e le chiese». Proprio da quest'ultima sale il grido di allarme più significativo. «Amare è custodire - dice in un messaggio video il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei - La custodia, o la mancata custodia, della casa comune, incide direttamente sulla nostra salute. Gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti. L'inquinamento è frutto delle nostre scelte o anche dell'indifferenza che ci rende complici dei briganti. Custodire è un prendersi cura diretto, impegnativo, indelegabile. Ognuno deve fare la sua parte fino in fondo». Dopo il saluto del sindaco di Acerra, Lettieri, e video testimonianze da varie parti d'Italia (le mamme noPfas del Veneto, i Medici per l'ambiente) è toccato all'arcivescovo di Gorizia e presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e salute, Carlo Maria Redaelli, tornare sul forte legame tra questione ambientale e povertà. «Il disprezzo dell'ambiente ha detto - colpisce soprattutto i più poveri, privandoli di lavoro, salute e risorse. Papa Francesco nomina più di 60 volte il termine poveri nella Laudato si'. L'impegno per l'ambiente non può prescindere dall'attenzione per i poveri perché esiste un'intima relazione tra loro e la fragilità del pianeta». 

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I numeri del dramma li ha portati, infine, l'arcivescovo di Taranto. «Se non si agisce subito - ha detto monsignor Filippo Santoro, che è anche presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace - nel 2050 avremo problemi enormi e nel 2100 una situazione irrecuperabile. Non vediamo ancora abbastanza applicazione dalla classe politica. Se è vero che il movimento ecologista ha smosso coscienza, molti sforzi si sono frenati di fronte al negazionismo dei potenti. La mappa dei siti inquinati racconta un percorso che si snoda da Nord a Sud. Abusi, disprezzo del bene comune. Stillicidio di veleni e di morte. Sfruttamento delle risorse per mero arricchimento. Da Taranto conosciamo bene la situazione drammatica dell'ottimizzazione dei profitti in spregio all'ambiente. La Chiesa sia di denuncia e di proposta e difenda due principi: il bene della persona prima del profitto; il dialogo con tutte le persone di buona volontà». Il convegno si è chiuso come una staffetta. Per non perdere il filo, si guarda già al prossimo incontro. L'appuntamento sarà proprio a Taranto, dal 21 al 24 ottobre, con la 49esima Settimana Sociale dei cattolici italiani. «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso», sarà il titolo. 

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