Abusi in Vaticano, la denuncia di una vittima al vescovo di Como: «Rapporti dietro minacce» Lettera esclusiva

Abusi in Vaticano, la denuncia di una vittima al vescovo di Como: «Rapporti dietro minacce» Lettera esclusiva
Abusi in Vaticano, la denuncia di una vittima al vescovo di Como: «Rapporti dietro minacce» Lettera esclusiva
di Franca Giansoldati
Giovedì 25 Febbraio 2021, 16:09 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 08:05
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Città del Vaticano - «Le scrivo per denunciarle dei fatti gravissimi che ho subito durante gli anni di permanenza presso il Preseminario in Vaticano negli anni 2006-2012. Fin dal primo anno ci sono stati degli atteggiamenti di plagio psicologico da parte di Gabriele Martinelli. Durante il secondo anno ho iniziato a subire violenza fisica e psicologica da Martinelli. Questi atteggiamenti si sono protratti fino all'ultimo anno. Spesso nel corso degli anni mi svegliavo durante la notte e trovavo Gabriele sdraiato nel mio letto che mi toccava e mi proponeva insistentemente e con minacce di avere rapporti sessuali con lui (…)» Inizia così la drammatica lettera di denuncia anticipata dal Messaggero che il 10 luglio 2013 venne inviata dalla vittima L.G. all'allora vescovo di Como,  Diego Coletti, responsabile dell'istituzione alla quale fa capo il collegio dove si preparano i chierichetti del Papa, e dove si sarebbero consumate violenze, al centro di un processo.

Stamattina il processo è proseguito con l'udienza all'attuale vescovo di Como (successore di Coletti), Oscar Cantoni.

Il vescovo Coletti, invece, ha fatto sapere nei giorni scorsi che non testimonierà e ha presentato un certificato medico relativo a «problemi di decadimento cognitivo e diabete alto». 

Cantoni, in aula, stamattina ha informato che la diocesi di Como avrebbe chiesto agli imputati (don Martinelli e don Radice) un risarcimento per la presunta vittima per un ammontare di 20 mila euro. Poi però il vescovo ha difeso la dignità di Martinelli, il cui buon nome, a suo parere, è stato leso da servizi giornalistici quando il caso dei presunti abusi nel Preseminario uscì fuori. Proprio per questo, ha spiegato, Martinelli fu mandato in un monastero in Valle d’Aosta e poi in una struttura protetta a Como, per proteggerlo. Per Cantoni si trattava di «un provvedimento a sua difesa.

Cantoni tuttavia conferma che tra settembre 2006 e giugno 2012, le segnalazioni che gli erano arrivate su Martinelli parlavano di «una condotta sessualmente inappropriata», anche se «è pacifico - ha detto - che negli anni in questione non essendo ancora chierico, mancava il requisito soggettivo per l’applicazione delle norme» (quelle sugli abusi da parte del clero sui minori). 

 «Da quando è a Como, prima come diacono poi come sacerdote comunque non c’è stata una segnalazione su di lui. La sua era una tendenza omosessuale transitoria legata all’adolescenza». Inoltre ha aggiunto Cantoni, don Gabriele Martinelli ha sempre rispettato le regole imposte e nessuno, da quando è prete, «si è mai lamentato con me».  

Anche in questa udienza quello che emerge è un quadro desolante per una istituzione educativa frequentata da ragazzini e gestita da religiosi. Si parla, anche, di una impronta accentratrice dell'allora rettore (don Enrico Radice) che aveva «imposto il silenzio» sui fatti gravi di cui era stato informato «a tutela dell’Opera don Folci». C'era poi chi aveva anche segnalato ai vertici vaticani che Martinelli forse non era idoneo al sacerdozio per via di certi suoi comportamenti ma il Consiglio dell’Opera non fece niente. Le accuse vennero ritenute infondate.

Il 10 luglio 2013 L.G. inviava così la lunga e drammatica lettera al vescovo emerito di Como, Diego Coletti, in cui informava di aver «trovato la forza di segnalare al rettore Radice» ciò che non andava nel Preseminario e di non essere stato «l’unico subire». L.G scriveva anche una lunga lettera al Papa che però non pare non sia mai arrivata a destinazione perchè la consegnò a Flaminio Ottaviani (un altro ex alunno del Preseminario) il quale non la consegnò mai per non mettere in difficoltà il cardinale Comastri, arciprete di San Pietro, l'autorità vaticana moralmente responsabile di quello che accadeva nel collegio dei chierichetti del Papa.  Ieri Ottaviani, interrogato sulla questione, ha detto: «Non me la sono sentita di consegnarla e non c’è stata l’occasione».

Il vescovo Cantoni ha anche ricordato che Comastri aveva suggerito che Martinelli e un altro sacerdote suo coetaneo studiassero a Como e non al Seminario Francese. Cosa che non fu fatta.

Alla fine Martinelli, nonostante le accuse, le chiacchiere, le bufere,  fu ordinato ugualmente sacerdote dal vescovo Cantoni. «Quando ho saputo che era prossima l’ordinazione sono venuto a Roma e ho convocato il rettore Radice e il rettore del Seminario Francese. Entrambi mi hanno detto che il giovane Martinelli aveva fatto un percorso positivo. Tutte le persone a cui avevo chiesto un giudizio su Martinelli, che avevano avuto a che fare con lui dopo il diaconato, mi avevano rassicurato che non ci fosse stato nessun comportamento equivoco, si era comportato con dignità. Il rettore del Francese ha visto una maturazione, sono passati anni, ha detto: “Ok, diamo il via”».

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