Jean Vanier il fondatore dell'Arche colpevole di abusi sessuali e psicologici su 6 donne

Jean Vanier il fondatore dell'Arche colpevole di abusi sessuali e psicologici su 6 donne
di Franca Giansoldati
Sabato 22 Febbraio 2020, 18:21 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 07:02
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Città del Vaticano – Altro che santo. Jean Vanier – il filosofo e filantropo canadese, fondatore dell'Arche, una rete cattolica internazionale dedita all'aiuto delle persone disabili – nonostante l'immagine patinata che era stata costruita meticolosamente attorno alla sua figura per anni, in realtà era un violentatore, un manipolatore, un uomo che usava il suo potere spirituale per soggiogare e indurre alla schiavitù le sue vittime. Il movimento religioso francesce dell'Arche, dopo la morte del fondatore, avvenuta nel maggio 2019 a Parigi, ha fatto partire all'interno una radicale indagine che ha portato alla luce denunce vecchie, che giacevano in un angolo, forse insabbiate, chissà. Le vittime stavolta sono sei donne che Jean Vanier seguiva in un percorso spirituale. 

In una lettera inviata oggi a tutta la federazione de L'Arche - fondata nel 1964 - i leader della comunità hanno reso pubbliche le conclusioni di un'inchiesta esterna e indipendente partita nel 2014 da diverse testimonianze di donne, aggredite sessualmente da Thomas Philippe, l'amico sacerdote e che hanno portato alla luce anche gli abusi commessi da Jean Vanier. "Nel corso di questa indagine - si legge nel comunicato pubblicato da l'Arche - sono state ricevute testimonianze sincere e concordanti relative al periodo 1970-2005 da sei donne adulte non disabili, che indicano che Jean Vanier ha avuto rapporti sessuali con loro, generalmente nell'ambito di un accompagnamento spirituale".

I vescovi francesi hanno appreso con «sconcerto e dolore» la realtà che si celava dietro Jean Vanier. Un comportamento che si basava su abusi psicologici e sessuali, una conseguenza diretta del rapporto spirituale che aveva iniziato con queste sei donne. I vescovi francesi hanno ringraziato le donne che «hanno avuto il coraggio interiore di parlare di ciò che esse hanno subito», assicurando «compassione» nei loro confronti.

Nel testo — che porta la firma, tra gli altri, dell’arcivescovo presidente Éric de Moulins-Beaufort — si ribadisce «fiducia alle comunità de L’Arche dove persone con disabilità e assistenti vivono relazioni autentiche di mutuo rispetto e aiuto» e inoltre «stima» ai responsabili dell’organizzazione che «hanno preso in seria considerazione le testimonianze ricevute» e che «hanno saputo adottare gli strumenti necessari affinché potesse essere condotta un’indagine indipendente e approfondita». I presuli francesi li ringraziano «per essere stati informati dei risultati dell’inchiesta».

Il Consiglio permanente precisa che, al momento, «niente indica che delle persone con disabilità siano state vittime di atti inappropriati da parte di Jean Vanier», e incoraggia «il lavoro di valutazione delle procedure di prevenzione degli abusi e di protezione delle persone, vulnerabili e non, svolto attualmente da L’Arche internazionale». Parteciperà inoltre, assieme ad altri organismi ecclesiali francesi, alla necessaria ricerca di chiarimento riguardo la figura di padre Thomas Philippe.

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