Imu, il Vaticano attende dalla Raggi il piano con le tasse che dovrebbe pagare

Imu, il Vaticano attende dalla Raggi il piano con le tasse che dovrebbe pagare
di Franca Giansoldati
Venerdì 20 Gennaio 2017, 19:41 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 18:41
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Città del Vaticano Al di là del Tevere attendono. In pratica aspettano che il sindaco Virginia Raggi inoltri lo studio dettagliato promesso, distinto voce per voce, sulle tasse che la Santa Sede dovrebbe pagare. Sicuramente servirebbe a fare chiarezza: la materia fiscale relativa ai beni ecclesiastici - nella loro frammentata diversità giuridica - non è proprio chiara, nemmeno in Vaticano. Extraterritorialità, ordini religiosi sovrani, confraternite. Un ginepraio. Da quando la Raggi è stata ricevuta dal cardinale Segretario di Stato – il 5 dicembre scorso -  lo studio non è ancora arrivato. Eppure per oltre un’ora  quel giorno era rimasta a parlare con il cardinale Parolin, in uno dei salottini della prima loggia, ottenendo dal principale collaboratore del pontefice,  spiegazioni, tanta disponibilità al dialogo, aperture e, naturalmente, l’impegno ad onorare le voci dovute, tenendo conto della realtà multiforme della Chiesa nella città di Roma, dal centro alle periferie. Impossibile, dunque, azzardare cifre. Tutto da vedere. Probabilmente in Campidoglio devono definire la natura fiscale delle varie voci, o l’elenco completo delle strutture inadepienti, relativamente alle proprietà cui fanno capo e non è detto che siano della Santa Sede. E poi  bisogna distinguere tra immobile ed immobile, perché vi sono i palazzi situati in area extraterritoriale che avendo uno status particolare godono di una esenzione sull’Imu, mentre non è ancora stato chiarito da un punto di vista giuridico come debba essere trattato il discorso dell’Ama. Un altro punto da analizzare in futuro riguarda gli atenei cattolici, come vanno inquadrati?

L’appuntamento che aveva chiesto la Raggi a Parolin è di sicuro servito al sindaco a comprendere meglio che si tratta di uno degli argomenti più spinosi e complicati. La materia fiscale di competenza dei beni ecclesiastici non è affatto semplice. E gli appartamenti? In Vaticano, spiegano, che tutti gli appartamenti situati a Roma di proprietà dell’Apsa (ente che gestisce il patrimonio immobiliare della Santa Sede) sono  già in regola con i  tributi dovuti. Infine la questione dell’Acea che spesso è stata tirata in ballo ma che è stata bollata come una leggenda metropolitana il fatto che la società capitolina debba avere dalla Santa Sede dei soldi. “L’Acea non ha nulla  
ha nulla a pretendere" ha chiarito alcuni mesi fa l'ad Alberto Irace.    "La leggenda metropolitana affonda le sue radici nel tributo che il Vaticano avrebbe dovuto
corrispondere per la fognatura. Il Vaticano diceva di essere esente perche' protetto dalla disciplina dei Patti e lo Stato italiano lo confermo'". La soluzione che fu trovata è stata  "l'iscrizione a bilancio del credito e la compensazione anno per
anno da parte del Comune di Roma. Effettivamente lo Stato della Città del Vaticano è soggetta ad un Trattato internazionale e le differenze tra sedi extraterritoriali e non extraterritoriali, previste e gestite da un Trattato non sono modificabili se non attraverso una commissione bilaterale Italia-Vaticano. In poche parole dovrebbe intervenire il Governo perchè di certo non è materia di competenza del Campidoglio.

In una intervista rilasciata al Messaggero lo scorso 31 dicembre, il cardinale Parolin riconosceva alla Raggi una spiccata sensibilità “per i problemi sociali, a cominciare dal degrado delle periferie e ha intenzione di collaborare, a vari livelli, con la Chiesa, della quale riconosce il ruolo e l’importanza; tenendo presente che la rete delle parrocchie, degli oratori, sono spesso gli unici segnali di coesione in zone dove c’è disagio sociale. Naturalmente si tratta ora di scendere al concreto, di fare programmi». Quanto all’Imu il cardinale Parolin ha ripetuto la volontà della Santa sede di fare tutto quello “che è dovuto. Ovviamente, si devono tenere in conto tanti aspetti, tra l’altro anche il Trattato del Laterano e le norme pattizie che non possono essere disattese. Ma, in questo quadro, noi siamo disponibili».
 

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