Via Crucis, due donne oltre il conflitto: il messaggio dell’ucraina Irina e della russa Albina davanti a 10mila persone

Via Crucis, due donne oltre il conflitto: il messaggio dell’ucraina Irina e della russa Albina davanti a 10mila persone
Via Crucis, due donne oltre il conflitto: il messaggio dell’ucraina Irina e della russa Albina davanti a 10mila persone
di Franca Giansoldati
Sabato 16 Aprile 2022, 00:12 - Ultimo agg. 12:03
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CITTÀ DEL VATICANO - Le candele al Colosseo brillano nella notte. «Signore, di fronte alla morte il silenzio è più eloquente». Papa Francesco cambia il testo preparato mentre la processione avanza facendo ondeggiare la croce di legno. A memoria d’uomo non si era mai vista una Via Crucis tanto bersagliata di critiche. Nel bel mezzo di una sanguinosissima guerra perché mai mettere simbolicamente sullo stesso piano l’aggressore russo e l’aggredito ucraino, entrambi caricati del medesimo peso della croce di Cristo, simboleggiati da due donne, Irina, ucraina e Albina, russa, giovani infermiere che nei panni del buon Cireneo proiettano il dolore dei rispettivi popoli sotto il peso della guerra, anticipando la via del perdono di un conflitto asimmetrico e spietato. Al Colosseo il rito affollatissimo è trasmesso in mondovisione ma, per protesta, i media cattolici ucraini hanno boicottato la Via Crucis del Papa e non la hanno trasmessa. 

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CAINO
Le due donne diventate amiche tra i reparti del Campus Biomedico hanno imparato a volersi bene.

La guerra non le ha divise, anzi, le ha cementate. E alla tredicesima stazione, dove si evoca la morte di Cristo e la straziante supplica al Padre: Dio mio perché mi hai abbandonato, la croce passa nelle loro mani mentre incedono unite nel buio della notte. 

Il loro esempio - in questo frangente segnato dal quotidiano massacro dei civili ucraini con bambini uccisi e donne stuprate, come ha denunciato anche l’arcivescovo della Chiesa greco cattolica, Sviatoslav Shevchuk – è di difficile digestione per chi sta resistendo da una aggressione feroce. Il vice rettore della università di Leopoli, Myroslav Marynovych – figura di intellettuale di primo piano - ha pubblicato una riflessione che sta facendo il giro del mondo, in cui ricorda che Abele e Caino non possono portare la croce nello stesso momento, perché si tratta di croci diverse: la croce di Abele è quella della vittima mentre quella di Caino rappresenta il pentimento del colpevole. Inoltre non possono – le croci – nemmeno essere combinate: «ognuno infatti deve prendere la propria croce (Matteo 16,24). Gli ucraini, quindi, non sentono giustizia nelle parole di Francesco di questi giorni». 

 

La pace deve ancora arrivare. Per ora ci sono ancora le bombe e la presenza di Irina e Albina è qualcosa di inconcepibile per una lunga lista di diplomatici, politici, intellettuali, associazioni e persino vescovi che nelle ultime 72 ore hanno manifestato al Papa il proprio sconcerto per questo sbilanciato approccio. Hanno persino chiesto di riconsiderare l’impostazione della processione pasquale con la sostituzione di Albina con una donna di nazionalità polacca. Un modo per ringraziare la Polonia dove vi sono 2,8 milioni di profughi. «Santo Padre, ci ascolti e non ce ne aggiunga un’altra di ingiustizia» ha implorato fino a ieri mattina il presidente Oles Horodetskyy della associazione Italia-Ucraina. 

RICHIESTE
Medesima richiesta era arrivata dall’arcivescovo Schevchuk e dal vescovo cattolico latino di Kiev, Vitalii Kryvytskyi. Ma Papa Francesco da quell’orecchio non ci ha sentito e con buona pace di tutti la pia rappresentazione pasquale, all’anfiteatro Flavio, non ha subito nessuna modifica. Sarà forse politicamente scorretto quell’abbinamento alla XIII stazione della Via Crucis ma per il Pontefice è chiaro che far leva sull’insegnamento più arduo fa parte del nucleo del Vangelo: amare il nemico e trovare la forza di cambiare il proprio cuore con l’amore e il perdono.
 

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