“Croci di vetta in Appennino”: presentato il libro di Ines Millesimi, ospite d'onore lo scrittore Erri De Luca

“Croci di vetta in Appennino”: presentato il libro di Ines Millesimi, ospite d'onore lo scrittore Erri De Luca
Lunedì 19 Dicembre 2022, 16:24 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 11:43
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RIETI - Presentato sabato presso l'affollata aula magna del Polo Universitario di Rieti il volume "Croci di vetta in Appennino", di Ines Millesimi. Si tratta del primo catalogo di croci di vetta in Appennino, con un'analisi del fenomeno dal punto di vista simbolico e storico-artistico, ambientale e giuridico. Si delinea dunque una nuova geografia, illustrata da oltre 300 fotografie e 11 tavole cartografiche, che racconta un tema complesso con un approccio laico e scientifico.

Nel volume ci sono interviste inedite ad autorevoli personaggi, tra cui Reinhold Messner, e gli apporti di Erri De Luca e Paolo Cognetti.

Costruito come un puzzle, il libro tratta il simbolo polisemico della croce, ricostruisce la storia delle croci di vetta e per la prima volta affronta il tema delle regole di condotta e delle opportunità per la ricerca scientifica di un potenziale loro utilizzo. Uno studio che si rivolge anche a chi non ha provato l'esperienza di uno sguardo in vetta, si avvale della collaborazione di esperti escursionisti e ha ricevuto i patrocini dell’Università della Tuscia, del Gruppo Terre Alte - Comitato Scientifico Centrale Club Alpino Italiano e del Club 2000m.

L'ospite d'onore. Presente all'evento di presentazione anche Erri De Luca, attesissimo ospite: «La superfice terrestre ha solo due confini, il mare e il cielo», ha detto lo scrittore. «Questa sporgenza verso l'alto è frutto di forze che spingono dal basso, come il fuoco. Le montagne sono espressione della pressione della terra in altezza, non conosco altre frontiere se non queste». A proposito di croci, De Luca ha tracciato un'affascinante panoramica sulla storia e la simbologia della croce: «Siamo abituati a vederla, intorno a noi, la croce. Era un patibolo sul quale i romani esponevano i corpi dei condannati, uno strumento di umiliazione e tortura. La cristianità lo ha trasformato in un simbolo opposto, di redenzione e resurrezione. Come le croci stavano sul Golgota, così troviamo le croci sulle cime. Sono simboli di un traguardo, stanno ad indicare che abbiamo raggiunto uno dei due confini, quello con l'aria». 

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