RIETI - Da inizio marzo la federazione russa continua ad agitare lo spettro della nazionalizzazione delle imprese estere presenti sul suolo russo. E così il ciclone delle ipotesi ha finito per travolgere anche le aziende tricolori con l’aggravante, per l’Italia, di essere stata ufficialmente inserita nella lista dei Paesi ostili. Scenari – e per ora nessuna conferma - che di riflesso riguardano anche la Emec, azienda tra i fiori all’occhiello del nucleo industriale reatino, che progetta e realizza strumenti e sistemi all’avanguardia per il trattamento delle acque e per il controllo e il dosaggio dei prodotti chimici e che, fra le sue diverse sedi sparse nel mondo, ne possiede una anche nel cuore della Russia, a Mosca.
La situazione attuale. Di certo – lo ripetiamo – al momento non c’è nulla. Ma l’ombra delle minacce di Putin è giunta naturalmente anche alle orecchie di Emec, la quale non nega che, in questo istante, l’attenzione dell’azienda verso le decisioni geo-politico-finanziarie della Russia sia molto alta. «Sì, abbiamo avuto notizia sul rischio di nazionalizzazione delle imprese italiane in Russia, ma al momento non c’è alcuna conferma – spiegano a Il Messaggero fonti ufficiali della Emec – Sono cominciate a circolare dal momento in cui sono state avviate le sanzioni e l’Italia è stata inserita nell’elenco dei Paesi ostili alla Russia, quindi ben oltre un mese fa.
L'azienda. La Emec, ricordiamo, è nata a Rieti nel 1982. Ha sede in via Donatori di Sangue, al nucleo industriale, e ben presto è diventata azienda leader nel settore dei sistemi di controllo e dosaggio dei prodotti chimici. Ha circa 170 dipendenti, sede anche a Milano, oltre che a Mosca, e fattura circa 29 milioni di euro l’anno.