Rieti, coronavirus, Chiara Transvalle
e la seconda laurea presa
per via telematica: «Meglio la
prima ma sempre un'emozione»

Chiara Transavalle nel giardino di casa
Chiara Transavalle nel giardino di casa
di Lorenzo Quirini
Domenica 3 Maggio 2020, 11:08 - Ultimo agg. 11:34
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RIETI - La sala stracolma di amici e parenti, il timore di discutere la propria tesi davanti a tutti, il sospiro di sollievo, la stretta di mano dei professori e l’abbraccio dei propri cari. Tutto questo non c’è per chi si laurea ai tempi del coronavirus, ma quello che rimane è la soddisfazione di aver raggiunto il traguardo e poco importa se al calore della cerimonia si sostituisce l’asettico schermo di un computer. Per questo, tra i tanti studenti, sorride anche la 23enne reatina Chiara Transvalle, già dottoressa in Scienze dell’Educazione e della Formazione, e da ieri laureata anche in Scienze del Servizio Sociale, sempre presso l’Università Dell’Aquila.

Chiara, avrebbe mai immaginato di prendere la laurea dalla sua scrivania?
«Se me lo avessero detto qualche anno fa non ci avrei mai creduto (sorride); non avrei mai pensato di affrontare una seduta di laurea in modalità telematica, nel salotto della mia casa e solamente con la mia famiglia presente. Tuttavia sono riuscita a sentire anche il calore dei miei amici vicini e lontani e del mio fidanzato tramite una videochiamata: anche se virtualmente, erano con me sia durante la discussione che nel momento della proclamazione».

Se le chiedessi quale particolare le è mancato di più della cerimonia tradizionale cosa le verrebbe in mente?
«L’abbraccio delle mie amiche dopo la proclamazione a “dottoressa”. Non è stato  come avere tutti lì accanto fisicamente, ma tutta questa situazione ci sta insegnando a stare il più possibile vicini pur essendo distanti. Mi è mancato anche il viaggio verso l’università, il confronto con i colleghi e addirittura l’ansia durante l’attesa del mio turno (sorride)».

D’altra parte il lockdown l’ha costretta a reinventare tutte le sue abitudini…
«In questi due mesi sono cambiate tantissime cose. Non posso più andare alla scuola dove lavoro, né uscire con le amiche, né organizzare viaggi con il mio fidanzato; sicuramente però ho più tempo per svolgere attività sportiva in casa, per leggere e per stare con la mia famiglia».

Ha detto che lavora a scuola?
«Sto seguendo due bambini con il disturbo dello Spettro Autistico in una scuola materna e in una scuola primaria. Quello che faccio, come educatrice, consiste nel seguire ad aiutare il bambino a svolgere attività ludiche e ad integrarsi nel gruppo classe: mi piace il mio lavoro ed ora mi manca l’allegria dei bambini, l’ambiente scolastico e le mie colleghe. È una professione da un lato complessa, dall’altro straordinaria».

Un ambito in cui immagino vorrà affermarsi sempre di più in futuro…
«Ad ottobre inizierò la Magistrale di Servizio Sociale e, al conseguimento di questa, vorrei sostenere l’esame di Stato per l’albo A dell’ordine degli assistenti sociali. Una volta acquisito il titolo di Assistente Sociale, il mio sogno sarebbe quello di lavorare nell’ambito delle adozioni».

Per il momento però può godersi la laurea appena presa… a proposito, vuole ringraziare qualcuno per questo traguardo?
«In primis ringrazio mio padre e mia madre che mi hanno sostenuto come solo loro sanno fare, poi mia sorella Giulia per i suoi indispensabili consigli, il mio fidanzato Alfio che, nonostante la distanza che ci separa da un po’ di anni, mi è sempre stato accanto ed infine le mie amiche per aver sempre creduto in me».

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