Sulle note di Ligabue l'ultimo saluto ad Andrea Gudini, a Regina Pacis tanti i tifosi storici della Sebastiani. Foto

Sulle note di Ligabue l'ultimo saluto ad Andrea Gudini, a Regina Pacis tanti i tifosi storici della Sebastiani. Foto
di Marco Ferroni
Martedì 16 Aprile 2024, 17:01
3 Minuti di Lettura

RIETI - L'ultimo saluto ad Andrea Gudini, morto all'età di 47 anni lo scorso 12 aprile, va raccontato dalla fine dell'omelia officiata da Don Rino.

 

Sì, perché mentre sul piazzale della chiesa risuonavano le note di un Ligabue d'annata, come “Urlando contro il cielo”, il quartiere di Regina Pacis poteva essere facilmente scambiato per l'ingresso del PalaSojourner dei primi anni 2000, quando con la Sebastiani (all'epoca Nsb) che faceva sognare i tifosi, il compianto Andrea era sugli spalti a sostenerla.

E per tributargli l'ultimo applauso c'erano gli amici di sempre, quelli dei Collettivo e di tutti gli altri gruppi con cui all'epoca Andrea Gudini si sobbarcava chilometri su chilometri in trasferta e ogni singola gara casalinga.

C'era anche il presidente dell'epoca Gaetano Papalia, ma anche Giovanni Rositani, oggi assessore, ma in quegli anni tra i capi ultras della curva Terminillo.

Poi a far da cornice, il granata delle maglie dei colleghi di lavoro della Coop, ma anche il granata del suo Torino e quelli amarantoceleste scolpiti in una sciarpa della Sebastiani. Tutto in tinta, anche i fumogeni e i palloncini lanciati in aria dal figlio Samuele, 11 anni appena, un piccolo gigante, esattamente come papà Andrea.

A far da conforto a mamma Lina, papà Franco, la sorella Sara, l'ex moglie Silvia e l'attuale compagna Sabrina, il resto della famiglia, tra cui i genitori, il fratello e i nipoti di Marco Gudini, cugino di Andrea, morto anche lui il 12 aprile di 25 anni.

«Avevamo da poco finita la messa per ricordare i 25 anni dalla morte di Marco - ha ricordato Don Rino durante la messa - quando Sara, la sorella di Andrea, ci ha telefonato per darci la brutta notizia». Un destino crudele, dal quale purtroppo Andrea non è riuscito a fuggire. Da tempo alle prese con qualche problema di salute, il “Gigante buono” pur avendo lottato coi denti fino all'ultimo, si è arreso, lasciando in eredità al figlio Samuele, sia la passione per il basket (è playmaker nelle giovanili della Npc Kids), sia quella per il Torino, che seguivano insieme allo stadio Olimpico. Perché, come recitava una strofa di quella stessa canzone di Ligabue, cantata in tanti tra le lacrime «certe luci non puoi spegnerle».

© RIPRODUZIONE RISERVATA