Una riserva al Mezzogiorno del 40 per cento dei fondi. Una riserva, a sorpresa, del 40 per cento al Nord. E al Centro Italia solo due euro ogni dieci stanziati. Così saranno divisi i soldi di alcuni dei primi bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E non quelli di un capitolo secondario. In gioco ci sono i fondi della transizione ecologica. La linea d’azione riguarda uno dei temi più sentiti dai cittadini: lo smaltimento dei rifiuti. In particolare la realizzazione di nuovi impianti di trattamento, e l’ampliamento e l’ammodernamento di quelli esistenti. Le risorse non sono poche. Anzi, si tratta di 2 miliardi e 100 milioni divisi su diverse linee di intervento. La prima, da 450 milioni di euro, riguarda il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. La seconda, sempre da 450 milioni, punta all’ammodernamento e alla realizzazione di trattamento e riciclo di rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata. I restanti 600 milioni servono all’ammodernamento e alla realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale (Pad), i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili. Poi ci sono altri 600 milioni da usare, sempre per nuovi impianti, per riciclare le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i rifiuti plastici, il cartone e il recupero degli scarti tessili. Ma come saranno distribuiti questi fondi? Nei bandi predisposti dal ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani, è stato introdotto un criterio di ripartizione territoriale delle risorse che si potrebbe quasi definire “al contrario”. Alle Regioni del Nord sarà «riservato» il 40 per cento delle risorse. Le Regioni del Centro e del Sud dovranno dividersi il restante 60 per cento.
Qualcosa, insomma, non torna.
Gli obiettivi
Inoltre, viene prevista una restrizione allo smaltimento in discarica, per cui entro il 2035 si potrà ricorrere al conferimento per non più del 10 per cento dei rifiuti totali prodotti. Non solo. Tra gli impegni presi dal governo, e ribaditi dagli stessi bandi, c’è quello di ridurre il divario tra il Centro-Nord e il Sud. Ma perché allora, nel riparto delle risorse il Centro è stato accomunato al Mezzogiorno, che tra l’altro ha una “riserva” per legge del 40 per cento dei fondi? La giustificazione che filtra dai ministeri interessati, è che l’accordo su questo schema di riparto sarebbe stato preso con la Commissione europea durante il governo Conte, prima dell’entrata in vigore della norma del decreto sulla governance, chiesta dal ministro per il Sud Mara Carfagna, che garantisce al Mezzogiorno il 40 per cento delle risorse messe a bando. Se fosse vero, insomma, durante i negoziati con la Commissione, sarebbe stata inizialmente prospettata una clausola di salvaguardia al contrario. Un accordo per garantire comunque che il 40 per cento delle risorse dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza fossero assegnati alle regioni settentrionali. Quelle che, per inciso, hanno più impianti e meno problemi di smaltimento dei rifiuti.