Roma, la Gomorra di Casalotti: «Torture ai ladri di droga». Quei 107 chili di cocaina sottratti in un appartamento

Sequestri lampo, si indaga sulla morte dell’uomo che era stato derubato

Roma, la Gomorra di Casalotti: «Torture ai ladri di droga». Quei 107 chili di cocaina sottratti in un appartamento
Roma, la Gomorra di Casalotti: «Torture ai ladri di droga». Quei 107 chili di cocaina sottratti in un appartamento
di Valentina Errante
Giovedì 23 Marzo 2023, 08:50 - Ultimo agg. 12:37
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Comincia tutto con un furto "sbagliato": 107 chili di cocaina rubati in casa del pusher Gualtiero Giombini. È questo errore imperdonabile che dà il via a una serie di sequestri lampo, durante i quali le vittime vengono picchiate e torturate, sospese nel vuoto da un ponte, bruciate con la fiamma ossidrica. La restituzione di quella droga ha lasciato una lunga scia di sangue e potrebbe avere portato alla morte di Giombini. Per il suo decesso la procura indaga per sequestro di persona con morte della vittima. Ma di rapimenti ce ne sono stati altri due. Una storia che ricorda quella di Francesco Vitale il pr barese precipitato, il 22 febbraio, dopo 15 ore di sevizie, da una finestra alla Magliana.
IL FURTO
È il carabiniere Rosario Morabito, insieme a Cristiano Isopo, a organizzare il colpo da oltre un milio di euro in casa di Giombini. «Ti do le ladre più brave di Roma», gli dice il militare. Sono due rom, Autilia Romano e Autilia Bevilacqua. Alla fine di ottobre il furto a Casalotti. Isopo e le due rom portano via 107 chili di cocaina. Per custodire la droga Isopo affitta una villetta a Fiumicino dove avviene la spartizione: 53,5 chili al militare e all'uomo e l'altra metà alle due donne. Le rappresaglie legate al furto partono 15 giorni dopo: con il sequestro di Isopo e quello di due roma, una estranea ai fatti. A raccontare l'orrore al pm Erminio Amelio, che coordina le indagini insieme al sostituto Giovanni Musarò, è Isopo, anche lui vittima di un precedente rapimento. L'uomo viene arrestato in flagrante a dicembre, mentre, insieme ad Autilia Romano e a una sua cugina, incontra Elias Mancinelli, uno dei torturatori, ora in carcere per i due sequestri, per lui la procura aveva chiesto l'arresto già nel 2018 nell'ambito di un'inchiesta di droga che aveva sgominato un'organizzazione rivale al clan Spada. Quando gli uomini della Mobile li fermano, Isopo e le due donne stanno consegnando una parte della droga rubata per ottenere la liberazione di un ostaggio: Autilia Bevilacqua.

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IL SEQUESTRO
«Dopo circa 15 giorni sono arrivati da me i proprietari di questa sostanza e mi hanno prelevato e il signor Elias mi ha caricato in macchina - racconta Isopo - mi ha incappucciato, mi ha fatto scendere dalla macchina e lasciare il cellulare e mi ha portato dentro a una casa, mi hanno tenuto il cappuccio e legato con le fascette da elettricista mani e piedi alla sedia e lì hanno cominciato a gonfiarmi di botte, gli aghetti me li hanno infilati dentro le unghie, cazzotti sulle mani, avevo le mani gonfie che non riuscivo a muoverle. Mi menavano in testa con la scopa e mi ci menavano ancora per farmi più male, botte e calci sulle costole, sul torace, sul collo. Mi hanno fratturato due costole, mi hanno fatto una faccia così, lividi su lividi e sangue. Alla fine non ce l'ho fatta più e ho detto il furto è stato fatto da due donne zingare della famiglia Bevilacqua, me le ha mandate un certo Rosario Morabito che fa il carabiniere. Dopo 12 ore mi hanno rilasciato pesto come l'uva». Isopo ha raccontato che si scusava piangendo: «Scusate, non sapevo che eravate voi, ho fatto una stronzata immensa, adesso vi restituisco quello che ho preso, ma la mia parte, l'altra è di altre persone».
IL PUSHER MORTO
Nella casa del sequestro c'era anche Gualtiero, Isopo sente provenire dei «lamenti animali».

Il racconto dell'uomo ai pm continua: «Avevano preso già lui e lo avevano massacrato. Era in condizioni irriconoscibili - racconta Isopo - indossava solo le mutande la sua faccia era tumefatta, aveva lividi e sangue in tutto il corpo, ero una sorta di mostro. Elias mi disse che la stessa fine avrei fatto io se non avessi collaborato a restituire la droga. Elias e i suoi compagni, circa 8 o 9, un giorno lo avevano tenuto penzoloni da un ponte in zona Laurentino con la ferrovia sotto, dissero che se non riportavo la droga sarei andato giù per la ferrovia oppure sarei stato impiccato». Isopo restituisce quasi tutti i 54 chili di cocaina, ma continua a essere seguito, braccato. Mancinelli più volte lo picchia. Si presenta anche in casa sua e dà un pugno alla moglie, mette un gps nell'auto della donna.


LE ROM
È il 4 dicembre quando il figlio di Autilia Romano intorno alle 21, si rivolge alla polizia, la donna è omonima della rom che ha partecipato al furto, ed è sua cugina. Il ragazzo, terrorizzato, dice che sua madre e Autilia Bevilacqua sono state sequestrate. Poco prima erano state percosse in strada da due uomini vestiti di scuro e con in testa un cappuccio. Alle 5 del mattino, dopo un confronto a casa di Isopo, Autilia Romano viene liberata, ma sua cugina rimane ostaggio di Mancinelli. La polizia monitora i cellulari. Scopre che la donna, insieme alla sua omonima, che ha partecipato al furto e ha già ha venduto dieci chili di cocaina per 170mila euro è pronta a fare lo scambio con Mancinelli. L'arresto in flagranza al Centro commerciale Maximo avviene il 5 dicembre. Poi partono le indagini che sono ancora in corso.
 

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