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Roma, disabile giù dalla finestra mentre la polizia è in casa: ombre sulla perquisizione. In coma un rom sordomuto di 36 anni

Si indaga per tentato omicidio. In coma un rom sordomuto di 36 anni

Roma, disabile rom precipita dalla finestra e va in coma. La famiglia denuncia: «Il volo dopo una perquisizione in casa»
Roma, disabile rom precipita dalla finestra e va in coma. La famiglia denuncia: «Il volo dopo una perquisizione in casa»
di Michela Allegri e Alessia Marani
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 12 Settembre 2022, 14:24 - Ultimo agg. : 13 Settembre, 08:15
4 Minuti di Lettura

È caduto dalla finestra della sua camera, un volo di 9 metri da una casa popolare nel quartiere di Primavalle, a Roma. Quattro agenti di polizia in borghese avevano appena suonato alla porta chiedendogli i documenti. Quel giorno, il 25 luglio, Hasib Omerovic, 36 anni, sordomuto di etnia rom, era da solo con la sorella, pure lei disabile. Le sue condizioni sono gravissime - è in stato di coma vigile al policlinico Gemelli - e la denuncia fatta dai familiari è agghiacciante: la madre Fatima, il padre e la sorella sedicenne, sostengono che Hasib sia stato picchiato dai poliziotti (tra i quali c’era una donna) e poi sia stato buttato di sotto.

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L’ESPOSTO

È tutto scritto in un esposto presentato in procura, dove il pm Stefano Luciani ha aperto un fascicolo per concorso in tentato omicidio delegando le indagini alla Squadra mobile. Nel documento viene ipotizzato anche un motivo per quel controllo a sorpresa, fatto a casa Omerovic e su cui ora la Procura indaga per capire se l’accesso sia stato concordato con dei superiori e registrato. Nei giorni precedenti, infatti, era comparso su Facebook un post in cui una donna sosteneva che Hasib avesse fatto delle avances a delle ragazzine: «Fate attenzione a questa specie di essere perché importuna tutte le ragazze, bisogna prendere provvedimenti». Il post era stato rimosso, ma gli Omerovic, assistiti dall’avvocato Arturo Salerni e dell’associazione 21 Luglio, hanno fatto in tempo a fotografarlo e a depositarlo agli inquirenti. Poco tempo dopo, una delle sorelle di Hasib sarebbe stata contattata dal proprietario di un bar di zona: «Hasib ha importunato alcune delle ragazze, qualcuno lo vuole mandare all’ospedale», le avrebbe detto. Il giorno successivo, il controllo dei poliziotti. Sul caso, il deputato di +Europa Riccardo Magi ha presentato un’interrogazione parlamentare, raccontando la storia durante una conferenza stampa alla Camera.

 

In casa sono state trovate tracce di sangue: gli inquirenti, il 12 agosto, hanno sequestrato una coperta macchiata e il manico di una scopa, spezzato a metà. È stata una vicina ad avvisare i genitori di Hasib. «Al telefono mi ha passato un poliziotto, che mi ha detto che mio figlio era caduto e si era rotto un braccio - ha raccontato Fatima - Non posso dimenticare quel 25 luglio: quando siamo arrivati al pronto soccorso ci hanno detto di aspettare 48 ore per sapere se Hasib sarebbe sopravvissuto». La sorella del giovane, Sonita, sotto choc, ha raccontato alla famiglia che gli agenti avevano prima picchiato il fratello con un bastone, per poi afferrarlo per i piedi e buttarlo giù. I poliziotti avrebbero suonato alla porta mentre i genitori e un’altra sorella erano dal meccanico. Nella sala c’è un termosifone divelto dal muro, al quale, secondo il racconto dell’unica testimone, Hasib si sarebbe aggrappato. Il giovane si sarebbe poi rifugiato in camera sua. La famiglia Omerovic ha cambiato casa: «Eravamo lì da tre anni, ma ora abbiamo paura, non ci sentiamo sicuri nemmeno ad andare in ospedale, ci sentiamo seguiti e minacciati». 

 

 

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LE IPOTESI

In questi giorni gli investigatori hanno sentito alcuni testimoni, compresa una vicina che ha chiamato i soccorsi. Gli aspetti da sciogliere sono diversi. Uno su tutti: non è chiaro a che titolo gli agenti abbiano agito e se l’intervento sia stato registrato. In una relazione alla Procura hanno ripercorso quei minuti. Al vaglio anche le dichiarazioni dei vicini, che hanno detto di avere sentito quasi ogni sera i lamenti di Hasib provenire da quella casa, e di avere visto più volte i familiari malmenarlo. La finestra della camera del giovane, inoltre, aveva i vetri rotti: erano stati distrutti una ventina di giorni prima, durante una lite. Di quanto accaduto l’unica testimone è la sorella di Hasib, che avrebbe, però, un ritardo cognitivo elevato. Un’altra ipotesi è che il ragazzo, non capendo cosa volessero gli agenti in borghese, davanti a dei modi bruschi, possa essere stato colto da una crisi di panico fino a sporgersi dalla finestra che, pur essendo l’appartamento al piano rialzato, su quel lato ha un affaccio molto alto. In questo caso sugli agenti potrebbe paventarsi una culpa in vigilando. Il Capo della Polizia Lamberto Giannini, intanto, sta seguendo in prima persona gli accertamenti che la Questura di Roma sta effettuando garantendo «trasparenza e collaborazione ai pm».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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