Disabile precipita dalla finestra a Primavalle, un buco di quindici giorni. I genitori: «Eravamo soli»

La famiglia di Hasib e lo strano ritardo nella denuncia: «Temevamo per la casa»

Disabile precipita dalla finestra a Primavalle, un buco di quindici giorni. I genitori: «Eravamo soli»
Disabile precipita dalla finestra a Primavalle, un buco di quindici giorni. I genitori: «Eravamo soli»
di Valeria Di Corrado e Camilla Mozzetti
Giovedì 15 Settembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 16:17
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Loro, i genitori di Hasib, non sono in casa quella mattina. Decidono di andare dal meccanico e così lasciano il figlio maggiore, sordomuto di 36 anni, in casa con la sorella, anche lei disabile. Poi la madre riceve una chiamata intorno alle 13.15, dall’altra parte del telefono un poliziotto le dice - in base a quanto la donna formalizzerà poi nell’esposto alla Procura - di rientrare perché il figlio ha avuto un incidente, è caduto dalla finestra ma si è rotto solo un braccio. La coppia Omerovic dunque torna a casa, in via Gerolamo Aleandro, il figlio è stato trasferito al policlinico Agostino Gemelli dove per più di due settimane resterà in Terapia intensiva. Non si è rotto solo un braccio. Eppure da quel giorno - il 25 luglio - gli Omerovic fanno passare due settimane prima di bussare alla porta di Piazzale Clodio ipotizzando un reato preciso: tentato omicidio

LA VERSIONE DEI FIGLI 

In base al racconto dell’altra figlia disabile, infatti, Hasib non solo è stato picchiato, ma qualcuno l’ha preso per le gambe e buttato di sotto. Le sue dichiarazioni sono in fase di verifica perché la ragazza ha anche detto di essere stata chiusa in una stanza, quella attigua alla camera del fratello, e dunque come può aver visto qualcuno prendere Hasib per le gambe e gettarlo di sotto? Se da una parte, poi, i genitori il 26 luglio si recano in commissariato per chiedere informazioni su cosa fosse accaduto al figlio - ricevendo risposta da uno degli agenti che prendendo parte al controllo dice loro che è caduto dalla finestra - dall’altra passano non meno di quindici giorni prima che si arrivi a formalizzare quell’accusa precisa. Avanzata contro degli agenti di polizia intervenuti per un’identificazione (stando al primo rapporto di servizio) autorizzata dai vertici del commissariato di Primavalle. È possibile considerare ragionevole un lasso di tempo così ampio trattandosi di cittadini rom in difficoltà e forse anche spaventati che sono arrivati a vedersi assegnare una casa popolare dopo anni vissuti tra il campo nomade La Barbuta e altri insediamenti. «Ci sentivamo soli, temevamo di perdere la casa» hanno detto i genitori di Hasib. 

IL SUPPORTO

Può non essere stato facile per loro trovare il “canale” d’aiuto che arriverà però per mano di un’associazione - la “21 Luglio” di Carlo Stasolla - da anni impegnata a dar supporto legale e non solo ai nomadi. Si giunge così ad agosto quando appunto l’esposto viene presentato e dopo il 15 del mese scorso ad essere interessato della vicenda sarà anche il deputato di +Europa Riccardo Magi che, conoscendo la famiglia Omerovic e apprendendo il loro racconto, presenterà un’interrogazione a risposta scritta al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese volta a chiarire «in primis le procedure seguite dagli agenti - spiega Magi - durante il controllo». La notizia diventa di dominio pubblico a seguito di una conferenza stampa svoltasi alla Camera ma nei fatti le indagini della Squadra Mobile, delegata dalla Procura, partono prima.

Ad oggi il 36enne non può ancora parlare e a chiudersi in un silenzio è anche la famiglia Omerovic, la quale ha deciso di lasciare l’appartamento di Primavalle, quartiere che su Hasib si è spaccato in due. C’è chi descrive quella famiglia come un nucleo violento e problematico, abbandonato in una casa popolare senza assistenza, con figli disabili, sporcizia e ricorrenti liti e discussioni. Una vicina,infatti, ha notato i segni di bastonate sulla schiena. In tanti descrivono il 36enne come un uomo «inoffensivo e per nulla molesto». 

 

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