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Roma, l'eredità sparita dell'avvocato Ciasca e il figlio segreto cresciuto in collegio: «Volevo solo sapere chi era papà»

La confessione della madre in punto di morte

Roma, l'eredità sparita dell'avvocato Ciasca e il figlio segreto cresciuto in collegio: «Volevo solo sapere chi era papà»
Roma, l'eredità sparita dell'avvocato Ciasca e il figlio segreto cresciuto in collegio: «Volevo solo sapere chi era papà»
di Raffaella Troili
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 14 Febbraio 2022, 17:18 - Ultimo agg. : 22 Febbraio, 05:17
5 Minuti di Lettura

«Ho sempre vissuto in collegio e sono stato riconosciuto solo a 18 anni, ovvero solo quando avrei dovuto lasciare la struttura. Ma qualcosa non mi tornava... Solo in punto di morte mia madre mi ha confessato che ero figlio di un suo fidanzato passato». 

Corrado Gallo, 68 anni, ha scoperto solo quando era troppo tardi chi era suo padre. Quando è andato a cercare l'avvocato Antonio Ciasca era il 2016 e il padre era deceduto da poco, gli disse il portiere. Da allora si è scatenata una battaglia legale tra i parenti di Ciasca: Corrado Gallo, che in principio avrebbe solo voluto la conferma dal Dna, è dovuto scendere in guerra, avvalendosi dell'avvocato Antonio Maio; la moglie di Ciasca, Maria Pia Melotti, 81 anni e il suo figlio di prime nozze, Carlo Canella, 60 anni. I due ora rischiano il processo per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento giudiziario, dopo la chiusura dell'indagine disposta dalla Procura. Nonostante l'ordinanza di sequestro di oltre 2 milioni e mezzo di euro, hanno fatto sparire soldi e proprietà di due abitazioni (una a Monte Mario, una in Prati, una a Fregene), azzerando conti correnti o riversando il denaro su altri conti.

Tutto questo dopo che il legittimo erede, Gallo, ha ottenuto il riconoscimento di paternità e deciso di continuare nella causa.

«Mia madre nel 2016 mi fece chiamare, era in fin di vita, mi disse "Corrado ti devo confessare una cosa....", mi parlò di questo fidanzato, non molto altro, immagino che a quei tempi - era ancora minorenne quando mi ha concepito - si vergognasse di me. Mi ha confermato quello che pensavo, ossia che chi mi aveva riconosciuto non era mio padre, avevo già qualche dubbio, perché altrimenti avrebbe potuto farlo prima mentre io fino a 18 anni sono stato in vari istituti,  come la Città dei ragazzi. Mia madre l'ho vista un paio di volte, lui c'era alla mia cresima, mi ha fatto da padrino. Era il marito, avevano altri due figli, era innamorato di  mia mamma così l'ha accontentata e a 18 anni, era il 1971 mi ha riconosciuto. Ho pensato "meno male ho una famiglia anche io", però tante cose non mi tornavano: perché se io ero nato nel '54 e loro si erano sposati nel '59 mi aveva riconosciuto solo al 18esimo anno d'età? Mamma non mi dava mai risposte. Anche in casa certe cose non mi andavano giù, notavo trattamenti diversi, mi mandarono subito a lavorare».

 Dopo due anni di militare, Gallo va via di casa, lavora e si paga un affitto. Si crea una famiglia, dei figli, ora è nonno.  «Tanto era una situazione che a casa non riuscivo a risolvere. Poi nel 2016 i miei fratelli mi contattano, mamma sta male, mi invitano ad andare a trovarla nella clinica Villa Dante di Guidonia. In punto di morte la confessione: "Corrado ti devo confessare una cosa che mi vergogno a dirtela ma è giusto che la sai, Italo Gallo non è tuo padre, poi ti confermerà tutto. Mamma e il mio vero papà erano fidanzati, lui abitava a piazza Euclide, lei in una traversa di via Nizza, si frequentavano, lei rimase incinta nel dicembre del '53. Italo mi disse che era una promessa che aveva fatto a mia madre, un segreto tra loro. Mi arrabbiai tanto, mi feci dire il nome di mio padre, iniziai a cercarlo per contattarlo, volevo vederlo, chiedergli la verità, se sapeva o no, e se sì, perchè non mi aveva mai cercato, secondo me era stato allontanato dalla famiglia, a quell'epoca era una vergogna, un figlio poteva rovinare un ragazzo di venti anni. Insomma anche io ero una vergogna per mamma. Le ho detto che mi aveva tolto di mezzo, messo in collegio. Alla fine trovai dove abitava mio padre, andai a casa sua, il portiere mi disse che a dicembre era morto, mi rivolsi a un legale per contattare la vedova, volevo chiarire ogni dubbio, chiedere se potevo avere la possibilità di fare l'esame del dna per avere la conferma, dall'altra parte ho sempre trovato un muro, fatto anche di minacce e comportamenti sospetti. Ho dovuto fare il disconoscimento di paternità e proseguire per le vie legali per sapere la verità, ovvero che ero davvero figlio di Antonio Ciasca».

Nel frattempo aveva trovato lavoro in un'azienda fino a diventare un responsabile della società, «insomma la mia vita andava avanti tranquillamente fino a quando mia madre confermò i dubbi che già avevo, prima di morire poi all'ospedale di Tivoli». Da allora un inferno, una battaglia legale, fatta anche di colpi bassi. «Chiesi di sapere dove era sepolto per poterlo guardare ma non me lo dissero, lo trovai da solo al Verano e feci una foto rubata alla lapide che conservo con me. Chiesi di poter partecipare alla dissepoltura per vederlo in qualche modo, ma hanno tolto di mezzo tutto, hanno portato la salma ad Avellino e l'hanno cremata senza far conservare dalla società incaricata tracce di dna come prevede la legge. Hanno fatto sparire tutto, i conti, svenduto case, a questo punto ho detto: vado avanti, all'inizio volevo solo sapere, poi dopo gli insulti, le minacce, le richieste di risarcimento danni ho pensato basta, non mi merito anche questo. Lo faccio per mio figlio e i miei nipoti, è giusto che quello che non ho avuto  io lo abbiano loro».

Il resto è fatto di carte giudiziarie, che elenca l'avvocato Maio, il Ctu che va al Verano e apprende che la salma è stata portata via ad Avellino e cremata in fretta e furia e in violazione alle norme che disciplinano la cremazione non è stato prelevato nessun campione di dna. Altri campioni bilogici su disposizione del tribunale vengono cercati e trovati in un'altra casa di cura a Roma, nel frattempo inizia da parte della vedova la spoliazione economica, circa 2 milioni e 200mila euro di titoli più tre immobili, uno dei quali svenduto. Passaggi di proprietà in corsa, al figlio avuto dal primo matrimonio, neanche di fronte al processo che revolca l'eredità e al sequestro si fermano i "magheggi". Conti svuotati, passaggi di proprietà, riscatti. Scatta la denuncia il pm scova i movimenti bancari tra Carlo Canella e la signora Melotti, sequestra tutto. L'eredità è sparita, si va verso il processo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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