Roma, gli sfasci “intoccabili”: nessuno vuole spostarli. I residenti di Centocelle: «C’è ancora odore di bruciato»

A due mesi dall’incendio che ha devastato Centocelle, tutto è rimasto come prima

Roma, gli sfasci “intoccabili”: nessuno vuole spostarli
Roma, gli sfasci “intoccabili”: nessuno vuole spostarli
di Flaminia Savelli
Venerdì 26 Agosto 2022, 07:23 - Ultimo agg. 19 Settembre, 18:39
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Quintali di carcasse arrugginite e divorate dalle fiamme sono ancora tutti lì. Dopo 49 giorni dal devastante incendio che ha colpito il quadrante est della Capitale e in cui per ore interminabili sono andati a fuoco copertoni, marmitte e bombole, la via Palmiro Togliatti resta un cumulo di lamiere. E quando gira il vento, torna l'odore acre che ha costretto i residenti di tutta la zona a vivere con le finestre tappate per giorni interi. Un incendio che ha distrutto 21 dei 26 sfasci della strada che si allunga tra la via Casilina e la via Tuscolana riducendo in cenere 5 ettari del parco di Centocelle. Un rogo che ha riacceso la polemica sulla delocalizzazione degli auto demolitori. «Il timore è che tutto finisca nel dimenticatoio» spiega amareggiato Alessandro Moriconi, residente di via Palmiro Togliatti e dell'associazione Gruppo di senso civico: «Dopo la prima accelerata dell'amministrazione a poche ore dall'incendio, poi non abbiamo più avuto notizie sulla delibera con le nuove regole e, soprattutto, le nuove zone per gli sfasci. Ma la situazione va risolta una volta per tutte. Al momento, stanno eseguendo i lavori di bonifica in tutta l'area incendiata».

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C'è timore e tanta rabbia tra i residenti: «Da luglio le finestre di casa sono chiuse perché la palazzina affaccia proprio sulla fila di demolitori bruciati e l'odore non se ne è mai andato del tutto» racconta Laura Pertici, residente nel condominio di via Mario Lizzani, una traversa della via Palmiro Togliatti: «Quando si interverrà per risolvere il problema? - domanda - Sono vent'anni che si parla di spostare le attività di smaltimento delle carcasse di auto per tutelare la salute dei romani, senza mai passare ai fatti».
Come hanno accertato le indagini, la miccia - nel pomeriggio del 9 luglio - era partita da un cumulo di sterpaglie nel parco lungo la Togliatti raggiungendo in pochi minuti il primo sfascio. La linea del fuoco non si è arrestata e ha camminato per circa un chilometro tra il parco e gli auto demolitori. L'area dopo le operazioni di spegnimento, era stata messa in sicurezza e sequestrata. Eppure oggi, i nastri della polizia municipale sono stati tagliati in diversi punti e le cancellate, quelle sopravvissute alle fiamme, sono state forzate.
LA BONIFICA
«La questione è anche sulla sicurezza» spiega Francesco Grassi, residente in via dei Romanisti: «Chiunque può entrare in quella zona - dice preoccupato - qui nel quartiere ci sono tante compagnie di ragazzi.

L'area va ripulita e le attività, come sempre abbiamo chiesto, spostate altrove». Intanto nelle ultime 4 settimane su disposizione del Comune, l'Ama ha raccolto 50 metri cubi di pneumatici. Restano i materiali inerti: «Siamo in attesa della delibera del Campidoglio, abbiamo sollecitato per stringere i tempi, e sappiamo che sul tavolo ci sono le zone individuate per la delocalizzazione» precisa Mauro Caliste, presidente del V municipio. Tra queste, una zona individuata nel quadrante sud della Capitale e a ridosso del Gra. «Non appena il Comune stabilirà dove, siamo pronti ad accelerare con il piano» conferma Massimiliano Valeriani, assessore regionale ai Rifiuti.

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LA DELOCALIZZAZIONE
In attesa della delibera, c'è chi si è già organizzato: sono almeno tre i titolari che hanno trasferito le attività. Sulle cancellate bruciacchiate hanno scritto il nuovo indirizzo: sempre lungo la Togliatti. Ma nel tratto che si è salvato dalle fiamme. Eppure la passata amministrazione aveva anche individuato le aree idonee dove trasferire le attività: Santa Palomba, Casal Bianco, via della Chiesuola, Torre Spaccata. Con l'aggiunta di altri 17 siti suggeriti dai dipartimenti Urbanistica e Ambiente del Campidoglio. Anche in quel caso, l'iter si è arenato tra rimpalli e rinvii.
 

 

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