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Killer delle prostitute uccise a Roma, cresce la pista della vendetta sessuale: «Compulsivo, impotente o respinto»

"Il killer ha ucciso per la perdita del controllo e in preda all’esecuzione di un personalissimo progetto omicidiario, come se obbedisse ad una sola logica: questi delitti hanno quindi un’unica causa concatenante", spiega il criminologo Carmelo Lavorino

Prostitute uccise a Roma, cresce la pista della vendetta sessuale: «Compulsivo, impotente o respinto»
Prostitute uccise a Roma, cresce la pista della vendetta sessuale: «Compulsivo, impotente o respinto»
di Valeria Di Corrado
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 18 Novembre 2022, 22:38 - Ultimo agg. : 19 Novembre, 11:35
3 Minuti di Lettura

Il movente che ha portato il killer a uccidere le tre prostitute del quartiere Prati è molto probabilmente legato a una “vendetta sessuale”. Proprio perché due dei tre omicidi - quello della colombiana e della cinese più giovane - sono avvenuti durante il rapporto, l’ipotesi investigativa è che l’uomo (psicotico, o comunque disturbato) sia esploso in un attacco di rabbia. A monte ci potrebbe essere il fatto che, essendo impotente, ha sfogato sulle vittime la sua frustrazione. Magari ha usato le prostitute come “test”, sperando di risolvere questa sua disfunzione e poi, deluso, si è accanito su di loro, come su un capro espiatorio. 

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Prostitute uccise a Roma, il criminologo: «Il killer potrebbe essere un cliente deluso che si è voluto vendicare»

L’altra spiegazione è che possa essere stato rifiutato, a un certo punto del rapporto, perché magari aveva preteso delle pratiche sessuali estreme. Maria Castano Torres ha rivelato a “Il Messaggero” che sua sorella, Martha, prima di essere assassinata, stava aspettando un cliente nuovo nel sottoscala di via Durazzo 38. Non è escluso nemmeno che possa aver usato un laccio per tentare di soffocare le vittime, e questo spiegherebbe perché gli inquilini degli altri appartamenti limitrofi non hanno sentito le urla, tranne che della cinese 40enne che ha tentato di scappare sul pianerottolo di via Riboty 28.

 

IL CRIMINOLOGO

«Il killer ha ucciso per la perdita del controllo e in preda all’esecuzione di un personalissimo progetto omicidiario, come se obbedisse ad una sola logica: questi delitti hanno quindi un’unica causa concatenante - spiega il criminologo Carmelo Lavorino - Si tratta di un soggetto disancorato dalla realtà, che ha punito la prima vittima (la prostituita colombiana) forse perché precedentemente deriso per microfallia o per impotenza, oppure perché rifiutato per le improponibili avances sessuali, o ancora per punire le “donne peccatrici venditrici del proprio corpo”. La seconda e la terza vittima (le due cinesi) sono state uccise per contiguità, perché facenti parte della categoria da “punire ed eliminare”. L’unicità del modus operandi, la tipologia delle ferite mortali e dell’arma legano i tre omicidi, attuati da un soggetto vendicatore, missionario, ripulitore, riparatarore di torti immaginari e di profonde ferite narcisitiche, disorganizzato, impulsivo, ansioso». «È uno spree killer, un assassino multiplo-compulsivo, preda di un’orgia assassina, una baldoria psichica, che ha ucciso più persone in tempi ristretti. Ha lasciato troppe tracce che se ben lette lo faranno individuare, prime fra tutte quelle telefoniche-telematiche e visive, poi le biologiche e dattiloscopiche - precisa Lavorino -. Non si preoccupano di lasciare indizi o di essere scoperti, poiché non hanno visione del proprio futuro. L’Fbi classificò gli assassini multipli come serial killer, spree killer e mass killer».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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