«Un danno per la città». Che incide sulla vivibilità quotidiana così come sul profilo di una Capitale che si sta rilanciando a livello internazionale e che punta a ospitare grandi eventi. Non a caso si registrano gli stessi timori tra i residenti, i cittadini e gli imprenditori dopo l'aggressione nei pressi della stazione Termini del 46enne Arturo Luca Battisti, in fin di vita dopo essere stato ferito da una banda di stranieri, probabilmente per rapinarlo. Dal fronte di Unindustria, la Confindustria di Roma e il Lazio, il presidente dei giovani imprenditori Corrado Savoriti sottolinea che «non dobbiamo dimenticare i numerosi eventi come la prossima Ryder Cup, il Giubileo del 2025 e il Bimillenario della Croce del 2033. Chiaramente senza dimenticare la nostra candidatura ad ospitare l'Expo del 2030, lanciata per la prima volta da Unindustria con il presidente Angelo Camilli».
Di conseguenza «episodi criminali come quelli di Termini non mettono a rischio soltanto la qualità della vita dei romani, ma finiscono per essere un pessimo biglietto da visita per la nostra Capitale». Da qui la richiesta di non buttare il lavoro fatto finora. «Si registrano già forti sforzi - nota Savoriti - da parte di tutte le istituzioni per rilanciare quella che, con la stazione, è una delle principali porte d'ingresso di Roma per i turisti e per gli operatori che investono e vogliono investire qui, insieme con Fiumicino e il porto di Civitavecchia. Anche con le risorse del Pnrr e quelle per l'Anno Santo. Per tutto questo bisogna accelerare l'opera di rilancio di Termini: il turismo è uno dei più importanti tra i nostri asset, mentre la sicurezza è una delle principali chiavi di lettura per decidere se investire o no in una città».
IL VIAGGIO
Turisti, residenti ma soprattutto chi lavora qui è esasperato dalla situazione. La farmacia e il supermercato che affacciano proprio sulla strada sono i luoghi più difficili. «Spesso abbiamo subito rapine o abbiamo dovuto fronteggiare sbandati ubriachi e drogati che sono entrati a fare casino» raccontano i dipendenti. All'interno della stazione i negozi chiudono poco dopo le 21 ma come ci racconta Leila che lavora in un negozio di occhiali: «Prima del lockdown chiudevamo dopo le 22 e più volte mi è capitato di vedere persone che mi aspettavano fuori dal negozio. Fortunatamente conosco tutti i vigilantes e la polizia, al minimo sentore di pericolo li chiamo». Francesca, commessa in un negozio di vestititi ci rivela: «Ho lo spray al peperoncino in borsa. Servirà a poco ma mi fa sentire più sicura». Cesira lavora, invece, in uno degli stand centrali: «La paura a volte ti salva. Io prendo la metro per tornare a casa e spesso non ci penso, tiro dritta e mi auguro sempre che non accada nulla». Piano piano la stazione si svuota, scende la notte e spuntano i coltelli.