Roma, «T'ammazzo, poi l'ha spinto in acqua»: così è morto lo studente Usa gettato nel Tevere

Roma, «T'ammazzo, poi l'ha spinto in acqua»: così è morto lo studente Usa gettato nel Tevere
di Raffaella Troili
Giovedì 7 Luglio 2016, 08:37 - Ultimo agg. 13:53
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«T'ammazzo, t'ammazzo gridava e poi l'ha spinto in acqua, era buio ma abbiamo visto una persona cadere indietro di testa». Chi lavora e frequenta l'altra sponda, quella dove si svolge Lungo Il Tevere Roma, ricorda bene che è successo. Un chilometro divide la riva illuminata a festa dall'altra, infernale, la riva sinistra del Tevere, sempre più degradata e buia. Dall'altro lato della banchina sono abituati ai fantasmi che ciondolano e gridano in lontananza, eppure l'altra notte, il 30 giugno scorso, hanno notato qualcosa di strano: «Abbiamo sentito schiamazzi, la solita litigata tra barboni abbiamo pensato, però hanno cominciato a urlare, spintonarsi, c'era un cane che abbaiava e due che si sono strattonati più volte. Uno è caduto in acqua, siamo corsi a chiamare la polizia fluviale e il 113, sono arrivati subito, con il gommone hanno avviato le ricerche di Beau Solomon». La scena è stata vista dal personale, anche altri ragazzi hanno dato l'allarme. Venanzio Marsili, responsabile della manifestazione Lungo Il Tevere Roma organizzata dall'associazione culturale La vela d'oro, non si meraviglia: «Noi siamo testimoni di queste situazioni da anni - spiega - già quando sono ubriachi e alticci litigano e urlano tra di loro». Però quella spinta non è sfuggita a chi è abituato a quelle scene: «In quel punto aumenta la corrente - ancora i due testimoni - il corpo è corso via velocemente, c'è la rapida, le pietre. Erano sei, sette persone. Il ragazzo gli è andato incontro di corsa, forse pensava di trovare il suo rapinatore, forse ha chiesto informazioni, era solo, ha sottovalutato il pericolo. Non è la prima volta che succede».
 
«SEMPRE PIÙ CATTIVI»
«Il degrado sulle banchine è spaventoso, anche sulla riva destra - riprende Marsili -. Quando ci sono le manifestazioni estive viene fatta una sorta di pulizia ma c'è di tutto, siringhe, rifiuti, carcasse di auto. Il problema è che la riva sinistra rimane senza manifestazioni, al buio, così tutti i disperati vanno a radunarsi là. E se prima erano singoli, negli anni sono diventati comunità, sempre più cattivi perché il degrado aumenta. Ci si conosceva pure, ora non ci puoi più parlare». Eppure chi lavora per l'estate romana come Marsili aveva provato a correre ai ripari, proposto di usare l'altra banchina a scopo sportivo, fornendo un servizio di vigilanza per impedire il degrado. «Avevamo proposto un anno fa a Comune e Regione la realizzazione di una pista ciclo pedonale nuova, avremmo messo noi le transenne, la vigilanza, le luci così anche l'altra riva sarebbe stata illuminata, sicura e vivibile e certi personaggi se ne sarebbero andati».
«Siamo pronti a fare uno studio di fattibilità e sovvenzionare l'opera, perché a livello europeo, mondiale oramai, la fotografia che ne esce di Roma lungo il Tevere è negativa, porta male a tutti, è un danno d'immagine enorme». Tra bande che a Ponte Sisto si appostano per derubare i ragazzini ricchi, la comunità di spacciatori, «non si può vivere così, non è umano. Bisogna correre ai ripari, bonificare l'altra riva, se non lo fa il pubblico, lo facciamo noi. Che alcol non ne vendiamo». Ieri sera comunque anche la riva sinistra era illuminata a festa.
 

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