Roma, guerra ai clan: altri 50 edifici da abbattere

Roma, guerra ai clan: altri 50 edifici da abbattere
Mercoledì 21 Novembre 2018, 08:37 - Ultimo agg. 08:39
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La guerra agli abusi dei Casamonica e dei loro parenti più stretti, gli Spinelli, gli Spada e i Bevilacqua, è appena agli inizi. Nel mirino almeno altri cinquanta edifici. Nei cassetti degli uffici comunali giacciono, infatti, decine di ordinanze di demolizione mai eseguite, alcune datate addirittura 1977 e 1982. Una vita fa. Alcune riguardano anche ampliamenti, sopraelevazioni di interi piani, muri perimetrali che hanno inglobato strade pubbliche, piscine costruite senza licenza, capannoni e garage sorti dal nulla, dalla sera alla mattina. Ville tirate su come roccaforti che traboccano sfarzo per ostentare potere e incutere timore e rassegnazione che mai nessuno, prima d'ora aveva osato toccare al netto delle inchieste giudiziarie.

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LA FASE DUE
Il VII Municipio è pronto a passare alla fase due del piano per il ripristino della legalità: dopo avere investito seicentomila euro di risorse per abbattere le otto villette di via del Quadraro 110, sta passando in rassegna tutti i manufatti «non sanabili» in mano al clan che in questo territorio ha messo casa e radici, infettando come un virus letale l'economia e la vita sociale. La cura d'urto varata ieri e fatta delle ruspe messe in moto da vigili e ufficio tecnico, dunque, proseguirà. Non appena arriveranno nuove risorse. Sotto la lente dell'antiabusivismo erano finite altre 14 ville, sempre concentrate a Sud-Est della Capitale, tra la Romanina, Porta Furba, Campo Romano e Grotte di Gregna, il regno dei Casamonica. Ma l'Associazione nazionale beni confiscati pochi giorni fa ha ritenuto quegli immobili recuperabili e, quindi, da destinare a fini sociali, come altri 120 già strappati a Roma alla criminalità. Ma le indagini dei tecnici non sono terminate, stanno passando al setaccio le mappe catastali sovrapponendole con le immagini satellitari, a caccia di nuove intere abitazioni da buttare giù.
 



Nella scala delle priorità il Campidoglio ha deciso di procedere partendo dalle demolizioni delle ville completamente fuorilegge già individuate, confidando nella non necessità di ricollocazione delle famiglie (che, infatti, non hanno usufruito delle sistemazioni della Sala operativa sociale), per poi andare a colpire le irregolarità minori, in qualche modo «sanabili». Non solo. Gli uffici dell'Ater e del Dipartimento Patrimonio stanno visionando gli alloggi occupati dal clan, a Cinecittà, a Torre Maura, a San Basilio.
IL CASO SPADA
L'avvertimento è stato lanciato dal litorale: già tre gli alloggi liberati dagli Spada, uno a settimana. Finora, del resto, i controlli nei confronti della potente famiglia lidense erano stati a dir poco limitati. Basti pensare che la casa di proprietà dell'Ater occupata da Roberto Spada, famoso per la testata ad un giornalista ma considerato dai pm numero due del clan, non è mai stata sottoposta a un controllo da parte dei vigili urbani. Solo ad ottobre scorso, dopo le inchieste e le accuse di mafia sono scattate le verifiche nella zona. Gli appartamenti occupati abusivamente sarebbero decine.
A. Mar.
Sa. Men.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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