Desirée e i ragazzi dello zoo di San Lorenzo: l'umanità perduta che non ha pietà

Desirée e i ragazzi dello zoo di San Lorenzo: l'umanità perduta che non ha pietà
di Raffaella Troili
Martedì 30 Ottobre 2018, 07:35
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Nel piccolo mondo degli zombi dallo sguardo fisso, la morte si confonde con un collasso, una spossatezza post-droga, una semplice pennica. «Sta bene è solo ubriaca». Nello zoo di via dei Lucani 22, dove Desirée Mariottini è stata lasciata morire, una delle terre di nessuno nel cuore di Roma, a San Lorenzo, si langue in una bolla di non vita, sopra materassi putridi. E s'inciampa nella morte per uno sballo andato male, perché nessuno chiama l'ambulanza, perché se arrivano i sanitari poi arriva anche la polizia e «succede un casino».

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Allora è meglio togliere le tende. E lasciare un fagotto «dal volto bianco, le labbra viola, la saliva ai lati della bocca ormai secca». Dirà il capo branco: «Meglio lei morta che io in galera», è la legge di via dei Lucani e delle terre di nessuno.
Un'umanità perduta, di cui a tratti c'è traccia nei verbali di chi - un esercito di sbandati, drogati e senza fissa dimora - ha testimoniato e portato all'arresto di chi ha violentato e ucciso la 16enne di Cisterna di Latina. Un non luogo dove i disperati hanno lasciato il posto ai pusher, dove i residenti si whatsappano per uscire insieme, per paura. Alexander, senza fissa dimora, aveva conosciuto Desirée un mese fa. «Chiedeva eroina, si vedeva che era minorenne, gli avevo detto vattene da qui, vai a studiare. Era spaesata, piccola». Non c'entrava niente lì dentro. Invece era tornata, disperata, a pietire eroina o coca, anche senza soldi. Quasi ignorata, tenuta a distanza, per poi abusarne, sesso in cambio di droga, qui non si regala niente. Anzi.


Muriel agli investigatori racconta: «Ho gridato loro: perché è nuda? L'avete violentata». L'ha rivestita. Era incosciente, ubriaca, in mezzo a chi dormiva indifferente. Il branco si era divertito con la ragazzina, come se quel fagotto reso mansueto proprio per abusarne, quasi post mortem, non era più affar loro. Con Muriel la piccola Desirée viene portata fuori dal container dove è stata abusata e stesa sul pavimento di uno stabile vicino. «Non sta bene» insiste lei. Niente da fare, l'ambulanza non si chiama, qui nessuno pare avere il cellulare oltre al capo, Youssef, la donna corre in strada, ma su via dei Lucani è il deserto. «Lasciatela dormire, non la toccate». Dentro c'è un fantoccio preso di peso per braccia e gambe e ora con le spalle appoggiate alla parete. Se vuole vivere dipende solo da lei. Perché da via dei Lucani 22 si esce ed entra da soli. Al massimo un po' d'acqua in faccia, o acqua e zucchero, provano a scuoterla, anche un accenno di massaggio cardiaco alla buona, lei fa dei versi, qualcuno consiglia a Muriel: «Prova con l'insulina» ma lei si rifiuta. E' solo fatta, mica è l'unica, sta apposto. Ha solo assunto eroina, rivotril, metadone, violentata da almeno quattro persone. Viene stesa su un materasso, se la caverà? Dipende solo da lei. La gente comincia a fare i bagagli, a dileguarsi. Non c'è pietà per nessuno, tantomeno per Desi troppo giovane e indifesa, soprattutto «per una non africana e bianca» era stata avvertita dalla compagna di coca, Muriel, che pur di allontanarla l'aveva presa a schiaffi.

IL COVO DEI PORTAFOGLI
Nel supermarket dello spaccio, dove si cucina la coca e si ciondola persi, l'andirivieni di clienti continua. Arriva Maiga, senegalese, gli hanno appena rubato il portafogli in piazza dell'Immacolata e consigliato di cercarlo lì, «spesso vengono portati in quella casa abbandonata». Vede Desirée su un piccolo letto, altri si affacciano per acquistare una dose, nessuno s'allarma per quel corpo sempre più freddo. Desirée resta sola, tutti gli occupanti vanno via, nessuno s'oppone, Muriel li descrive come «personaggi cattivi e pericolosi per il loro stato di tossicodipendenti». Tra giacigli di fortuna, montagne di abiti, il corpo seminudo di Desireé passa inosservato, nessuno ha avuto la lucidità di chiamare i soccorsi. Alice si è persa ed è finita nel posto sbagliato. Trovato rifugio in chi ha approfittato della sua fragilità. Prima era passata Noemi, a trovare un amico. «Che ci fai qui?», le ho detto, cercava eroina o crack, la sconosciuta si è offerta di accompagnarla in un Sert, le ha consigliato comunque di «non stare sola in quel posto», più tardi la coinquilina le ha detto della giovane morta. Poteva fare di più anche l'amico Radev, senza fissa dimora conosciuto a Termini. «Gli dicevo di non andare mai da sola, invece l'ho ritrovata lì dentro». Il giorno della morte era «disperata, voleva una dose, un nero le ha detto vieni con me». Luie ha provato ad andare a «vedere cosa stava facendo la ragazzina».

Gliel'hanno impedito, ha intravisto che era in balìa del branco. Poi il fuggi fuggi. E lei sempre più fredda e più sola. Incosciente. Parola beffarda che sa di morte. Mirko, cantante, ha messo a verbale di aver saputo dell'accaduto in piazza dell'Immacolata, erano le 23, da un giovane africano. «Diceva che alle 20 era andato in un commissariato vicino piazza Vittorio ma non sarebbe stato creduto in quanto gli avrebbero detto che era in stato di ebbrezza». Troppo poco. C'era una vita da salvare. Altro che lumini da posare là fuori a via dei Lucani, il giorno dopo.
 
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