La Barbuta, sos roghi tossici. Allerta dei vigili del fuoco: «Triplicati da giugno»

La Barbuta, sos roghi tossici. Allerta dei vigili del fuoco: «Triplicati da giugno»
di Laura Bogliolo
Lunedì 6 Agosto 2018, 09:13 - Ultimo agg. 15:01
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L'EMERGENZA
I vigili del fuoco hanno chiesto ruspe per smuovere l'enorme massa di rifiuti incendiati perché all'interno i focolai restano attivi per giorni. Le ore nel quadrante Sud Est di Roma sono scandite dai roghi tossici che vengono accesi nel campo nomadi La Barbuta, tra Morena e l'Appia. Iniziano la mattina presto, poi nel pomeriggio riprendono e infine la notte esplodono. I pompieri sono stremati: dopotutto il numero di roghi ha subìto un'impennata nelle ultime settimane, ed è triplicato rispetto lo scorso anno. «La media è di tre al giorno, venerdì sono scoppiati enormi incendi» dice Monica Lozzi, presidente pentastellata del VII Municipio. Secondo i vigili del fuoco, spiega Lozzi, soltanto dal 3 al 16 giugno gli incendi sono stati 47, più di tre al giorno quindi. E lo stesso trend si è registrato a luglio e nei primi giorni di agosto, ma con roghi ancora più estesi.

IL RAPPORTO
I dati riportati nell'ultimo dossier della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle periferie parlano di 144 interventi a La Barbuta nel 2016 (372 in tutti i campi). Negli ultimi giorni però l'intensità degli incendi e la sfrontatezza dei criminali sono aumentate, così come le violenze all'interno del campo. Enzo Richetti, presidente del comitato di quartiere di Morena, che ha contatti all'interno dell'insediamento spiega senza timori: «Il traffico illecito di rifiuti si sta trasferendo tutto qui, i vigili del fuoco saranno costretti a intervenire con le ruspe per togliere i rifiuti». Il clima è così violento che alcuni rom mentre tentavano di fermare gli incendi sono stati picchiati. L'accampamento insomma sarebbe diventato il nuovo fulcro della catena criminale dedita allo smaltimento illegale di rifiuti, soprattutto da quando i campi di via di Salone (Collatino), Castel Romano (a ridosso della Pontina) e la Monachina (tra Casal Selce e l'Aurelia) sono finiti nei blitz delle forze dell'ordine che hanno portato tra l'altro a 4 arresti e 19 indagati per smaltimento illecito dei rifiuti. I controlli sono stati predisposti con specifiche ordinanze dal Questore Guido Marino.

L'ESCALATION
Anche lo smantellamento del Camping River a Roma Nord avrebbe inflitto un'accelerata alla concentrazione di incendi a La Barbuta. Al River poco prima dello sgombero una famiglia è stata denunciata per smistamento illegale di materiali tossici: gestiva un giro di affari di 100 mila euro. E ora che al posto delle baracche ci sono solo macerie, a La Barbuta i roghi triplicano. Eppure la baraccopoli è uno degli insediamenti da chiudere entro il 2020 così come previsto dal Piano di superamento dei campi del Campidoglio.

VOLONTARIO PICCHIATO
A occuparsi della fase di transizione è la Croce Rossa. «Un volontario di una associazione è stato picchiato con il calcio di una pistola e ha rischiato di perdere un occhio, ci sono montagne di immondizia, ho chiesto alla sindaca, al prefetto, al ministero dell'Ambiente di intervenire» aggiunge Lozzi. Poi la critica al Campidoglio: «Non si può iniziare il processo di inclusione se prima non si riporta la legalità, c'è il rischio che i criminali che incendiano vengano inseriti nei programmi di supporto e percepiscano fondi dal Comune: è gravissimo aggiunge è come se nel campo i clan si fossero risvegliati e dicessero: Qui comandiamo noi».

LA CASA ASSEGNATA
Il lavoro della Croce Rossa, nonostante l'escalation di violenze, prosegue e ha portato addirittura all'assegnazione di una casa popolare a una famiglia residente nel campo. Lo spiega Lino Posteraro, responsabile dell'area sociale della Cri: «La mappatura del campo è stata effettuata su 100 famiglie, altre 11 o erano irreperibili o si sono rifiutate». Il passo successivo prevede la convocazione in Municipio per ulteriori colloqui ed, eventualmente, per firmare il patto di responsabilità, mentre il Comune si occuperà degli accertamenti fiscali. «Tre persone hanno trovato impiego - conclude Posteraro - una famiglia è assegnatara di una casa popolare».
 
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