Il verdetto di primo grado, emesso il 27 aprile 2012 dalla Corte di Assise di appello di Roma che aveva condannato a 24 anni di reclusione Raniero Busco per l'omicidio di Simonetta Cesaroni in via Poma, ricostruiva il delitto in maniera «suggestiva, ma ampiamente congetturale in ordine a vari aspetti».
Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni dell'assoluzione definitiva di Busco.
«Non c'è nessuna prova» che il segno sul seno di Simonetta Cesaroni sia dovuto «ad un morso» nè che tale morso sia «attribuibile» a Raniero Busco.Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del proscioglimento dello stesso Busco. I supremi giudici ricordano che il prof.Carella Prada, «l'unico professionista che aveva esaminato il cadavere, non aveva affatto affermato con certezza che quei segni fossero stati prodotti da un morso; nè in sede di verbale autoptico, nè in sede di escussione dibattimentale».