Ostia, blitz della Finanza: sequestrati 300 immobili a Mauro Balini

Ostia, blitz della Finanza: sequestrati 300 immobili a Mauro Balini
di Michela Allegri
Venerdì 28 Ottobre 2016, 08:15 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 19:18
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Il patrimonio dell'imprenditore Mauro Balini si alleggerisce di altri 50 milioni di euro. Più di trecento unità immobiliari dislocate a Roma e Rieti, tra appartamenti, negozi, box e posti auto, sono stati sequestrati dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia tributaria. Sigilli anche al residence Porto di Roma, finito al centro di un'operazione commerciale che gli inquirenti definiscono «assolutamente anomala», con vendite di terreni, locazioni irregolari e cessioni di rami aziendali. E' la seconda operazione che, nel giro di un anno, decurta le finanze dell'imprenditore, arrestato nel 2015, scarcerato e poi finito sul registro degli indagati nell'inchiesta Mafia Capitale. Lo scorso giugno sono stati infatti confiscati beni a lui riconducibili per più di 460 milioni.
Il nuovo provvedimento, disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale, riguarda il patrimonio aziendale della società Hotel Porto di Roma srl e rientra nell'operazione Ultima spiaggia, che ha preso forma dopo le indagini della Direzione distrettuale antimafia sui fenomeni criminali che interessano il litorale. A partire dall'inchiesta Tramonto, incentrata sul clan dei Fasciani e che ha portato, nel marzo 2014, a 16 arresti e al sequestro di 6 milioni di euro. Il nome di Balini era già spuntato nel corso dell'operazione Nuova Alba: l'imprenditore aveva rapporti opachi con esponenti della criminalità organizzata interessati a investire nell'ampliamento del porto, di cui lui era presidente. Proprio il porto, insieme ad alcuni stabilimenti balneari, costituiva il fulcro degli affari di Balini, smantellati dal maxi-sequestro di pochi mesi fa.

LE INDAGINI
La parabola discendente dell'imprenditore inizia nell'estate dello scorso anno. Il 29 luglio viene arrestato con una sfilza di accuse: associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori. Il 10 agosto torna libero, ma le contestazioni restano ad appesantirgli le spalle. Lo scorso giugno arriva la stangata. I finanzieri sequestrano beni a lui intestati per 450 milioni di euro. Vengono messi i sigilli alle società che gestiscono il porto, agli stabilimenti Hakuna Matata e Plinius, a più di 500 unità immobiliari. Sotto sequestro anche automobili, una moto e una barca. Si tratta, per gli investigatori, di un patrimonio acquisito illecitamente. Per la sezione Misure di prevenzione, Balini deve essere considerato pericoloso, soprattutto per il legame con personaggi malavitosi. Dalle indagini, infatti, emergono operazioni in cui l'imprenditore è in prima linea con pregiudicati vicini al clan Fasciani. Gli investigatori parlano anche di vicinanza tra Balini e il narcotrafficante Cleto Di Maria. Il presidente gli avrebbe concesso a prezzo irrisorio la gestione del chiosco dell'Hakuna Matata. In cambio, Di Maria avrebbe curato il servizio di sicurezza all'interno del porto turistico. Lo stesso porto era anche al centro di un presunto accordo con Luca Gramazio, l'ex consigliere comunale e regionale del Pdl imputato nel processo Mafia Capitale. Nelle carte di quell'inchiesta, infatti, si legge che Balini avrebbe corrotto il politico e altri componenti della Giunta capitolina per ottenere l'ampliamento dello scalo.