Roma, paga due killer per uccidere il marito: la vittima è il procuratore sportivo Mineo

Roma, paga due killer per uccidere il marito: la vittima è il procuratore sportivo Mineo
di Adelaide Pierucci
Mercoledì 23 Maggio 2018, 08:15 - Ultimo agg. 11:24
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Il piano c'era, mancavano i killer. E andavano assoldati, con soldi, tanti soldi, anche con la promessa di settantamila euro in contanti. Una imprenditrice romana non si sarebbe fatta scrupoli un paio di anni fa per liberarsi per sempre dell'ex marito, e magari sperare di mettere mano alla villa all'Olgiata di lui. Le tensioni tra la coppia, sfociate in processi penali e civili, potevano essere chiuse con un omicidio, così, casuale. Del tipo il ladro entra in casa e spara per azzittire la vittima, ossia l'ex marito, l'avvocato Camillo Mineo, procuratore sportivo e possidente. Una storia riscritta, per fortuna, grazie alla collaborazione di uno dei potenziali killer agganciati.

LE INDAGINI
Il primo che, incassato l'anticipo, invece di sparare è sparito col bottino, diecimila euro. E il secondo che, dopo aver nicchiato per far soldi, ha deciso di togliersi il peso segnalando il piano diabolico ai carabinieri: «Speravo solo di guadagnarci. Ma non vorrei che qualcuno l'avvocato l'uccida per davvero». Un'altra defezione, insomma. Quando nell'estate del 2016 l'avvocato Mineo, il mancato morto, è stato convocato dai carabinieri è rimasto sbalordito. Un'indagine aveva sventato la sua uccisione pianificata dall'ex moglie, Alessandra Trivellone, l'allora compagno di lei l'imprenditore edile Giancarlo Casani; delitto, a colpi di pistola, che doveva essere eseguito in casa di lui, o per strada, magari sotto lo studio legale, con la collaborazione di due romeni, Daniel Dragan un muratore di Casani incaricato di trovare l'assassino e Gheorghe Costica il killer fuggito via, tutti e quattro finiti ieri a giudizio davanti alla prima sezione penale del tribunale di Roma, con l'accusa di tentato omicidio.

IL COLLABORATORE
A rimanere fuori dal processo solo la gola profonda del piano fallito, il romeno che avendo dato il via alle indagini, alla fine è scampato all'accusa. Il collaboratore, con precedenti per sfruttamento della prostituzione, aria da boss quel passo di bussare a una caserma dei carabinieri non l'avrebbe mai voluto fare, ma come gli aveva fatto presente l'avvocato di fiducia Giuseppina Tenga, alla quale aveva chiesto consulenza e manifestato le sue paure, rischiava pure lui. Farsi credere dagli investigatori e dal pm Claudia Terracina, che ha coordinato le indagini, poi non è stato difficile. Il romeno ha mostrato la piantina dello studio in viale Trieste dell'avvocato, della casa a piazzale delle Province, la foto di lui, le annotazioni sulle abitudini. Ora l'avvocato Mineo, assistito dal collega Urbano del Balzo, si è costituito parte civile. Chiede i danni.

L'AGGUATO MANCATO
Secondo la procura i quattro avevano «posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco, inscenando una rapina in strada o in casa o in strada, ad uccidere l'avvocato Mineo». «Agguato che non aveva corso» si precisa, «per motivi indipendenti dalla volontà della coppia Trivellone-Casani, perché l'istigazione non accolta». Nell'imputazione si descrive anche il movente: «Motivi di privata vendetta legati ai rapporti personali e patrimoniali della vittima». Compresa, anche se non specificata, la villa all'Olgiata.
 
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