Roma, rogo al Prenestino: la pista della camorra dietro l'incendio dei capannoni

Roma, rogo al Prenestino: la pista della camorra dietro l'incendio dei capannoni
di Marco De Risi
Sabato 16 Gennaio 2016, 08:50 - Ultimo agg. 19:25
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L'ombra della camorra dietro l'inferno di fuoco di via della Cisternola, al Prenestino. Dopo oltre dieci ore di lavoro, solo nella tarda mattinata di ieri i pompieri sono riusciti a mettere in sicurezza ciò che restava dei capannoni. Il bilancio è pesante: un morto e cinque intossicati, letteralmente strappati dalle fiamme dai soccorritori. I resti della persona deceduta sono stati trovati quando il rogo è stato spento: il corpo è carbonizzato; dovrebbe trattarsi di un cinese, uno dei custodi del grande magazzino all'ingrosso dove si trovavano quintali di scarpe e pelletteria. «Troppo. Troppe fiamme, e in troppo poco tempo per non pensare ad un incendio doloso» si sfoga un addetto ai lavori che l'altra notte insieme a decine di vigili del fuoco si è misurato con il vasto incendio: quattro capannoni gestiti da cinesi andati letteralmente in fumo.
I RILIEVI
Forse più d'uno i punti da cui le fiamme si sono sprigionati. Alcuni testimoni avrebbero udito due piccole esplosioni e poi visto levarsi la colonna di fumo denso e nero. Saranno necessari altri sopralluoghi e accertamenti per stabilire con esattezza le cause: non è certo un caso, però, se l'indagine sia finita sui tavoli della squadra mobile e non su quelli del commissariato di zona.Meticoloso e lungo il sopralluogo della polizia scientifica. «Pensavo di morire - il racconto di un cinese ai soccorritori- Ho visto le fiamme. Si sono propagate in un attimo, insieme ad altri ci siamo riparati sul tetto di uno dei capannoni. Ho cercato di spegnere il rogo con un tubo dell'acqua. Mi sono bastati pochi secondi per capire che era impossibile». Imprigionati dal fuoco, sono stati raggiunti dai pompieri con le autoscale e portati in salvo. Un orientale ha riportato la frattura di una gamba dopo che, preso dal panico, si è buttato dal tetto. Uno dei depositi è di marito e moglie cinesi. «Io mi sono ferito ad una mano - ha dichiarato il titolare agli investigatori - Con il pugno ho rotto un vetro per cercare di entrare e dare soccorso. Ma era come un forno, non c'era nessuna via d'uscita». La strada dove si è verificato il rogo, via della Cisternola, fa parte di una zona industriale, quella di via dell'Omo, ad alta densità cinese. Proprio in questa zona, che si trova tra via Prenestina e il Gran Raccordo, già in passato si sono registrati una lunga serie di incendi a capannoni di cinesi che risultarono di matrice dolosa. Ed in quei casi le inchieste furono condotte dall'Antimafia.
 
LE IPOTESI
A bruciare i capannoni sarebbe stata la camorra o comunque il crimine organizzato che voleva entrare nel giro di affari milionario della merce contraffatta. Pochi giorni fa i vigili urbani hanno posto sotto sequestro un capannone cinese di via dell'Omo: il materiale era in nero per un'evasione che si aggira sui sei milioni di euro. Alcuni pentiti di camorra hanno messo nero su bianco riguardo i rapporti tra boss cinesi e camorristi per la spartizione del mercato della merce clonata: un patto scellerato che inizia dalla gestione dei ”conteiner” con la merce cinese al porto di Napoli per poi essere trasferita a Roma e stoccata in capannoni come quelli di via della Cisternola o di via dell'Omo.
Ieri mattina, si è verificato un altre grande incendio alla Magliana all'altezza della diramazione Roma-Fiumicino dove è andato distrutto dalle fiamme un deposito in disuso: il ”Vela de Mar”. Da qualche anno si era trasformato in rifugio per senza tetto. Si è trattato di un rogo che ha sprigionato una colonna di fumo avvistata a chilometri distanza. Ieri mattina, un altro incendio si è sviluppato nel campo rom sull'Olimpica, poco distante il Foro Italico. Anche in questo caso nessun ferito nè intossicati.