Bengalese picchiato a Roma, è caccia a dieci giovani: legami con gli ultrà di destra

Bengalese picchiato a Roma, è caccia a dieci giovani: legami con gli ultrà di destra
di Michela Allegri
Martedì 31 Ottobre 2017, 08:08 - Ultimo agg. 15:17
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Una violenza inaudita e il legame con il tifo organizzato di estrema destra. Lo hanno picchiato in gruppo lasciandolo a terra esanime. Poi uno degli aggressori è tornato indietro e gli ha sferrato tre calci in faccia. Un atto talmente feroce da spingere la procura a chiedere la convalida del suo arresto per tentato omicidio aggravato dall'odio razziale. Per il procuratore aggiunto Francesco Caporale e per il pm Pietro Pollidori, Alessio Manzo, 18 anni, di Acilia, ultrà della Roma vicino ad ambienti dell'estrema destra, potrebbe commettere altri atti di violenza. Con lui c'erano almeno altre dieci persone, che la polizia intende identificare. Manzo ha agito con una rabbia ingiustificata - sostengono gli inquirenti - spinto dalle idee politiche che ostenta sui social. È a Regina Coeli e oggi, di fronte al gip Maria Paola Tomaselli, si terrà l'interrogatorio di convalida.
Del gruppo, gli investigatori hanno identificato altri quattro ragazzi. Il più giovane ha 17 anni, il più grande 19. Sono tutti tifosi della Roma e sono stati indagati per lesioni. Gli inquirenti stanno cercando anche gli altri componenti della banda e stanno indagando sui legami degli aggressori con gli esponenti della Curva Sud giallorossa.

IL TIFO ALLO STADIO
Perquisendo casa di Manzo gli investigatori hanno trovato elementi che lo riconducono al tifo ultrà di matrice nera. Stanno indagando per tracciare connessioni con il gruppo Roma ai romani, che fa capo a Giuliano Castellino, vicino a Forza Nuova. Lo stesso gruppo che ha espresso solidarietà ai 13 ultrà laziali finiti sotto inchiesta per istigazione all'odio razziale per aver affisso all'Olimpico adesivi di Anna Frank con una maglietta giallorossa. Manzo non ha mai nascosto la sua appartenenza politica: su Facebook ha pubblicato slogan fascisti, immagini di Hitler e Mussolini. Per i poliziotti è lui ad aver sferrato alla vittima gli ultimi colpi, potenzialmente fatali. Un calcio in faccia talmente forte da fratturargli mandibola, naso e orbite oculari. Non è la prima volta che l'estrema destra compie spedizioni punitive contro immigrati. Dieci giovani rischiano il processo per aver organizzato, tra il 2013 e il 2015, raid contro cittadini del Bangladesh, il cosiddetto Banglatour. Una moda che potrebbe essere tornata in auge. L'udienza preliminare è fissata a gennaio.
Questa volta, vittima della violenza di Manzo e complici, è un lavapiatti bengalese di 26 anni, Kortik Chondro, ricoverato al San Camillo. Erano le 2.40 di sabato. Chondro, insieme a un collega egiziano, stava aspettando il bus in piazza Cairoli, tra largo Argentina e via Arenula. I due sono stati accerchiati dalla gang, che aveva trascorso la serata a Campo De' Fiori. Prima sono partiti gli insulti: «Negri di m...», «immigrati schifosi». Poi, le botte. Quaranta minuti dopo, cinque aggressori sono stati fermati dalla polizia. Manzo, identificato da un testimone, è finito in manette. «Un ragazzo, insieme a due ragazze, si è messo in mezzo per difendermi», ha raccontato Chondro. Le due giovani facevano parte del gruppo degli aggressori. Insieme a loro, una decina di giovanissimi.

 

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