Roma, Tor di Valle: la rete dei prof per aggirare vincoli e ricorsi

Striscioni contro i progetto dello stadio
Striscioni contro i progetto dello stadio
di Sara Menafra
Mercoledì 27 Giugno 2018, 10:28
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C’era il circolo della politica ma c’era pure una lobby di professori universitari, alcuni dei quali con un certo curriculum alle spalle, ad aiutare il costruttore Luca Parnasi a completare la costruzione del nuovo stadio della Roma senza intoppi burocratici e bypassando i vincoli architettonici. Nelle carte dell’inchiesta il cui impianto ieri è stato confermato dal tribunale del Riesame che ha respinto le richieste di scarcerazione di alcuni dei collaboratori dell’imprenditore, risultano iscritti al registro degli indagati per traffico di influenze Sandro Amorosino e Cesare San Mauro, entrambi professori ordinari alla Sapienza, uno di diritto pubblico e l’altro di diritto dell’economia. Secondo i pm Paolo Ielo e Barbara Zuin, i due docenti universitari si sarebbero fatti dare circa 20mila euro a testa da due società del gruppo Parnasi «come prezzo della loro mediazione illecita finalizzata ad ottenere due pareri», favorevoli alla Eurnova, dal capo dell’ufficio legislativo del Mibact, Paolo Carpentieri. Quest’ultimo spiega che, al di là dei contatti con i professori universitari, ha scritto quei pareri sulla base della sua valutazione e nulla di più: «Mi sono limitato a fare il mio dovere - ha detto al Messaggero - quel parere è stato da me redatto nella più assoluta autonomia e indipendenza e riflette solo ed esclusivamente il mio libero convincimento. Il ricorso di Italia Nostra era inammissibile».

La risposta di Carpentieri, se confermata dall’esito delle indagini, potrebbe comunque non bastare a spiegare il comportamento dei professori Amorosino e San Mauro. Quest’ultimo è, tra l’altro, una personalità nota anche alla politica: era candidato alla Camera con il Pd alle scorse elezioni, ma in passato era stato consigliere comunale della Dc e tra i leader del movimento di Mario Segni. Secondo la ricostruzione fatta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri, «diverse comunicazioni documentano che Amorosino si sia confrontato sul piano tecnico e giuridico con Carpentieri in ordine al parere sul ricorso, concordandone in parte il contenuto di inammissibilità e quindi favorevole al gruppo Parnasi». Amorosino avrebbe anche ricevuto «in via informale, il parere, verosimilmente prima che lo stesso venisse ufficialmente adottato e depositato». Sempre perché preoccupati da ricorsi e vincoli, gli uomini del gruppo Parnasi si erano anche rivolti all’architetto Giovanni Facchini affinché questi intercedesse con la Direttrice Generale, Federica Galloni, «chiamata a pronunciarsi sul riconoscimento del diritto d’autore» dell’architetto De La Fuentes.
Con la decisione del riesame di ieri, restano in carcere Ganluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, collaboratori di Parnasi e accusati di associazione a delinquere.
Per tutti la procura aveva espresso parere negativo all’attenuazione della misura cautelare. In particolare, secondo i pm esiste una «struttura societaria criminale» alla cui realizzazione gli indagati hanno collaborato, a seconda delle posizioni. Dei manager di Eurnova il solo ad ottenere la scarcerazione è stato Luca Caporilli, dalla scorsa settimana agli arresti domiciliari. Ma la partita davanti al Riesame non è chiusa. Nei prossimi giorni, infatti, verrà fissata una nuova udienza dopo le istanze presentate dall’ex assessore del Pd, Michele Civita (attualmente sottoposto all’obbligo di firma) e del vicepresidente del consiglio regionale, Adriano Palozzi di Forza Italia. E potrebbero essere sentiti sia il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sia lo stesso Parnasi. 
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