E la Gilda chiede ai presidi di denunciare i casi sospetti e al parlamento una legge per gli insegnanti non più idonei, «da spostare in altri ministeri». Le indagini sono partite nel marzo scorso quando i poliziotti hanno raccolto lo sfogo di un collaboratore scolastico che aveva assistito ad un gesto di violenza fatto dalla maestra ad un bambino di 6 anni; secondo il racconto del testimone, la maestra, tenendo il bimbo per un braccio, lo avrebbe colpito con una ginocchiata alla schiena ed un forte schiaffo in faccia. La polizia ha raccolto varie testimonianze di ex alunni e attuali allievi, di genitori e familiari di alcuni bambini.
Fin dai primi racconti, è emerso, secondo gli inquirenti, «un quadro inquietante». La maestra, nel corso degli ultimi anni, era stata più volte spostata di classe ma altri provvedimenti, fino all'intervento dell'autorità giudiziaria, non sono mai stati presi, circostanza che ha portato ora gli inquirenti anche a vagliare eventuali responsabilità da parte della scuola. Fabrizio Reberschegg, dirigente sindacale della Gilda, torna a chiedere «con forza, come facciamo da decenni, che alla luce di questo ennesimo caso venga fatta una proposta di legge sulla cosiddetta mobilità intercompartimentale. Ovvero, prevedere per l'insegnante che non è più in grado di svolgere il suo lavoro, lo spostamento in altri ministeri. Ma potrebbe esistere anche la mobilità compartimentale, lo spostamento dell'insegnate al Provveditorato o al Ministero dell'Istruzione. Il lavoro dell'insegnante, bisogna capire, non è un semplice lavoro impiegatizio: ha dei riflessi sulle persone, sui bambini, in questo caso. E se uno non è in grado di farlo, va spostato». E ai presidi dice: «Abbiano il coraggio di intervenire e di denunciare».