Roma, stupratori a 13 anni: l'incubo di una 15enne violentata in strada da una gang di ragazzini

Accerchiata dal branco di sconosciuti e trascinata tra le auto: salvata da 2 amici. Accusati cinque minorenni: tre vanno in comunità, altri due non sono imputabili

Roma choc, stupratori a 13 anni: l'incubo di una 15enne violentata in strada da una gang di ragazzini
Roma choc, stupratori a 13 anni: l'incubo di una 15enne violentata in strada da una gang di ragazzini
di Alessia Marani
Venerdì 1 Aprile 2022, 00:12 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 17:32
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«Che bella che sei», «come sei bona», «daje, dacce un bacio». Il branco la abborda quando non sono ancora le otto della sera nei pressi del Mc Donald’s dell’Eur, il quartiere degli uffici a Sud della Capitale. La punta, la accerchia, la trascina in un angolo isolato e tenta di violentarla dopo averla molestata. Mancano due giorni al Natale, è il 22 dicembre scorso, e lei, studentessa quindicenne, sta aspettando degli amici per scambiarsi gli auguri tra risate, hamburger e patatine. Invece, per un caso, il suo cammino si incrocia con il bighellonare senza senso di una delle baby gang che fanno su e giù per la metropolitana della linea “B” di Roma, tagliando da una parte all’altra della città, con tappa anche all’Eur. 

Le accuse

Mercoledì, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, per quel terribile episodio, interrotto solo dal sopraggiungere di una coppia di ragazzi e di una pattuglia dei carabinieri, i militari hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare che dispone il collocamento in comunità di tre minori, due quindicenni e un sedicenne, accusati di avere partecipato singolarmente e in concorso tra loro e con altri due minori, che hanno meno di 14 anni e quindi non imputabili, ad atti di violenza sessuale di gruppo, costituti da palpeggiamenti ai danni della ragazzina.

Non si conoscevano la vittima e i suoi aguzzini. «Mai visti prima di allora», dirà la quindicenne ascoltata in audizione protetta.

Il branco l’aveva puntata per caso, approfittando che in quel momento fosse da sola. Il gruppo la circonda e dopo gli apprezzamenti a sfondo sessuale, passa alle vie di fatto: qualcuno cerca di baciarla, altri la afferrano per trascinarla tra le auto in sosta nel parcheggio vicino all’area verde, nella penombra, le stringono forte i polsi per immobilizzarla. È un incubo. Le loro mani le sono addosso dappertutto, la sfiorano, la toccano ovunque mentre le vomitano addosso parole irripetibili; lei cerca disperatamente di divincolarsi e, per fortuna, riesce a urlare e quel grido ad attirare l’attenzione di altri ragazzi, due suoi amici che corrono ad aiutarla. Neppure loro, però, sfuggono alla violenza cieca e spavalda del gruppo, uno di loro, un diciottenne, viene picchiato con calci e pugni: «Fatevi i fatti vostri». 

I soccorsi

Il capannello di ragazzini, le urla, le botte non passano inosservate a una pattuglia dei carabinieri che nel frattempo è stata allertata e che si avvicina rischiarando con i fari il gruppo che si azzuffa. In molti scappano, qualcuno verrà raggiunto e fermato dai militari nelle vicinanze: «Io non c’entro niente, giuro. Sono stato picchiato pure io e tempo fa quelli provarono a dare fastidio anche alla mia ragazza», il refrain dell’adolescente - da subito ritenuto poco credibile - verrà ripetuto ancora, una volta convocato nella caserma di via Asia. È da lì che sono partite le indagini sulle tracce del branco. 

L'inchiesta

L’inchiesta, all’inizio non è semplice. Ma ci sono dei punti fermi: le immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza del fast food e quelle dell’Ente Eur spa che provvede alla manutenzione del quartiere, nonché le parole pronunciate da quel ragazzino per scagionarsi. Il suo, guarda caso, è tra i volti che compaiono nei frame estrapolati dalle telecamere. I militari cominciano allora a scandagliare nella sua vita e nelle sue frequentazioni, andando a cercare risposte soprattutto nel mondo parallelo più amato dai giovanissimi: i social. Ed ecco che tra Instagram e Tik Tok viene, via via, ricostruito il giro delle amicizie. Si tratta di ragazzini che abitano nei palazzoni popolari del Laurentino 38 e che vivono in situazioni di disagio, con famiglie problematiche alle spalle. «Non si vantavano di quanto compiuto - spiega uno degli investigatori - ma dai profili è stato possibile risalire alla catena dei contatti».

I precedenti

Alcuni hanno anche delle precedenti segnalazioni. Salgono sulla metropolitana e scorrazzano per la Capitale, tra le mete preferite anche le zone del laghetto dell’Eur e il Mc Donald’s più centrale. In cinque vengono inchiodati dal riconoscimento fotografico da parte della vittima e dei testimoni: tre sono finiti in comunità, mentre i due complici, non ancora imputabili perché tredicenni, sono stati affidati ai genitori, con una segnalazione però alla Procura dei minori.
Le indagini, tuttavia, non sono concluse. Secondo la vittima il branco sarebbe stato composto da una decina di ragazzini. «Bisogna cercare anche gli altri», dice la famiglia. Non solo. Gli investigatori dell’Arma sospettano che il gruppo o alcuni dei ragazzi siano autori di altri raid violenti avvenuti sempre all’Eur ma anche in altri quadranti della città. 

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Giusto pochi giorni fa il prefetto Matteo Piantedosi aveva chiesto alle forze dell’ordine una mappatura dei luoghi di ritrovo delle baby gang che imperversano nella Capitale. Protagoniste di una escalation di episodi nell’ultimo anno culminati, due settimane fa, nella rapina con stupro di madre e figlio da parte di due tunisini diciassettenni a Casal Monastero. Anche loro identificati e arrestati. Allo stesso tempo nel comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico convocato ad hoc era emersa anche la necessità di maggiori controlli sui centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. Ma, a dicembre, a tentare di violentare quella ragazzina erano stati tutti romani. 

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