Crisi, locali in ginocchio a Roma: in fila dagli strozzini per evitare il fallimento

Bollette e materie prime, circa 1.800 imprese di Roma a rischio fallimento

Crisi, locali in ginocchio: in fila dagli strozzini per evitare il fallimento
Crisi, locali in ginocchio: in fila dagli strozzini per evitare il fallimento
di Flaminia Savelli
Martedì 20 Settembre 2022, 00:25 - Ultimo agg. 21:43
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L’allarme è già scattato, 1.800 piccole imprese della Capitale sono a rischio fallimento. Ma non solo: il caro energia rischia di consegnare le attività - bar, ristoranti e locali - nelle mani degli usurai. Sono i numeri raccolti dallo sportello Antiusura Confcommercio a confermare quanto sta accadendo. Dallo scorso luglio le richieste di aiuto sono raddoppiate. Così come le denunce. Con una media di 15 richieste di supporto al giorno: «Il nostro sportello ha registrato un’impennata di richieste, pari al 100% in più, rispetto al trimestre precedente. Si tratta perlopiù di attività a conduzione familiare, soprattutto bar, che rischiano o di chiudere o di finire in mano agli usurai per una bolletta da 3 mila euro» spiega Luigi Ciatti, responsabile Ambulatorio Antiusura Confcommercio. Con i conti in rosso, e le scadenze ravvicinate, infatti i titolari in crisi cercano piccole somme per andare avanti.


L’INCUBO
E inizia l’incubo: «Il dato che ci preoccupa - sottolinea Ciatti - è che gli imprenditori rischiano di perdere tutto per somme relativamente piccole. A questo si somma anche un altro elemento di grande preoccupazione. Difficilmente - spiega Ciatti - chi contrae un debito di questo genere riesce a sanarlo, il passo successivo è consegnare nelle mani degli strozzini le attività. Ecco perché in questo momento il fattore tempo è determinante: tra sei mesi le aziende che stanno accusando più pesantemente la crisi, potranno già essere passate nelle mani sbagliate». Intanto lo sportello Antiusura ha potenziato i servizi per rispondere all’impennata delle richieste. Con consulenze e servizi specifici stanno aiutando gli imprenditori a dilazionare le uscite. Ma far quadrare i conti non è facile: «Chi gestisce piccole attività commerciali - aggiunge il responsabile dello sportello - non deve affrontare solo i costi raddoppiati dei consumi. C’è anche l’affitto delle mura e, non ultimo, l’aumento delle materie prime. Ecco perché far quadrare le entrate e le uscite è sempre più complicato».


La prima stangata per le 5 mila imprese romane del settore legato alla ristorazione, è arrivata a luglio con le prime bollette di gas ed elettricità.

I titolari dopo aver esposto, per protesta, le bollette nelle vetrine dei loro locali (27 agosto) hanno poi attivato una serie di contromisure nel tentativo di contenere i consumi e quindi i costi. Dal centro alla periferia, alcuni ristoranti hanno acceso le candele e spento tutte le luci in sala. Altri hanno studiato un nuovo sistema di orari, aprendo a pranzo durante la settimana e a cena solo per il week end. Tutti, hanno rivisto i costi del menù: dal primo settembre i rincari hanno toccato il 15%. Con il costo del caffè al bar che è arrivato anche a 1, 20 centesimi. Rincari inevitabili anche a fronte dell’aumento delle materie prime. 


La protesta dei commercianti si è allargata ancora a settembre (l’otto) quando, insieme alle bollette hanno esposto anche dei manichini impiccati. Mentre le associazioni di categoria si sono mobilitate per chiedere sostegni, ristori e aiuti per i piccoli imprenditori travolti dai conti da saldare e dai debiti. «Il momento è davvero molto delicato - conclude Ciatti- si tratta di attività che non hanno fatto in tempo a uscire dalla crisi Covid che sono state travolte da una nuova emergenza».
 

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