Civitavecchia, settantenne malato vittima della moglie: notti nello stanzino e interi giorni lasciato fuori casa

Gli abusi andavano avanti da mesi: l'uomo era costretto a dormire su una sedia. La donna ora è indagata

Civitavecchia, settantenne malato vittima della moglie: notti nello stanzino e interi giorni lasciato fuori casa
Civitavecchia, settantenne malato vittima della moglie: notti nello stanzino e interi giorni lasciato fuori casa
di Stefano Pettinari e Mirko Polisano
Giovedì 10 Novembre 2022, 00:23
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Sequestrato dentro uno sgabuzzino, dalla sera alle 21 fino alle 9 della mattina successiva, accanto a sé solo un secchio dove poter espletare i propri bisogni fisiologici e nient’altro. Poi sbattuto fuori di casa dalla moglie fino alla sera, malato e all’età di 70 anni. È l’incredibile situazione che si è trovato a vivere per mesi un uomo di 70 anni di Civitavecchia, cittadina di mare alle porte di Roma, costretto a questo sopruso da parte della moglie, più giovane di lui di circa 6 anni. A scoprire il tutto sono stati i carabinieri che quasi non credevano alle parole di quell’anziano malandato che in loro ha cercato - e trovato - un’ancora a cui aggrapparsi per non affondare. «Siete i miei angeli - avrebbe detto loro dopo aver raccontato la sua storia - vi prego aiutatemi, mia moglie la notte mi chiude a chiave in uno stanzino e poi il giorno mi caccia via da casa, non vuole prendersi cura di me». L’indagine, coordinata dalla sostituto procuratore Annunziata Rapillo della Procura di Civitavecchia, è stata chiusa appena qualche giorno fa, con il pubblico ministero che ha iscritto nel registro degli indagati la donna, ipotizzando i reati di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Una vicenda che è emersa quasi per caso, ovvero quando una pattuglia dei militari dell’Arma ha trovato su una panchina del lungomare l’uomo. Quelle sedute erano la sua “casa” di giorno, dove si fermava a guardare l’orizzonte infinito del mare. A una prima occhiata sembrava fosse un clochard, così i carabinieri gli hanno chiesto i documenti per un controllo. In quel momento si sono accorti che l’uomo era invece residente in città, regolarmente sposato ed apparentemente senza problemi. Una casa nel centro di via Arno, tra l’Aurelia e il corso principale. Un dramma vissuto ogni giorno, senza che nessuno potesse però accorgersi di quanto stesse accadendo: «Lo vedevamo uscire tutte le mattina alla stessa ora - racconta Gianluca, uno dei vicini - pensavo andasse a fare la spesa, non potevo sapere di tanta sofferenza e cattiveria». 

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IL RACCONTO


Una volta portato in caserma, il settantenne civitavecchiese, che a quanto pare soffre di una patologia riconducibile alla demenza senile o a un inizio di Alzheimer, ha raccontato la sua disperazione: «Tutte le sere alle 21 - ha detto ai militari - mia moglie mi chiude dentro uno sgabuzzino di casa, dandomi soltanto il secchio dove deve fare i bisogni. Sono costretto a dormire senza un vero letto, su una sedia, senza cenare e a digiuno fino alla mattina successiva». Alle 9 della mattina poi, la donna gli forniva appena 5 euro, con cui doveva arrangiarsi fino alla sera, vietandogli di rientrare fino alle 21. E quando l’uomo poi rincasava era costretto a rientrare dentro quella vera e propria prigione. L’uomo si è quindi deciso a sporgere denuncia nei confronti della moglie, a quanto pare supportato anche dai figli della coppia che sembrerebbe non fossero a conoscenza di questa situazione. Da quel momento è scattata l’indagine che ha portato a scoprire che il racconto dell’anziano corrispondeva a quanto era costretto a vivere realmente e non era frutto di fantasia. Gli investigatori dei carabinieri hanno quindi fornito una dettagliata relazione di quanto avevano scoperto alla pm Rapillo, la quale a sua volta ha deciso di indagare la donna. L’uomo invece è stato trasferito in una residenza sanitaria assistita della zona dove, finalmente, ha una vera stanza, un letto e un bagno. 

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