Stefano Bacigalupo, morto a scuola a 13 anni a Roma, indagato un docente dopo 5 anni: «Doveva vigilare»

Il ragazzino è precipitato nella tromba delle scale. Per il pm è stato un gesto volontario ma per il gip l'insegnante, rimasto a chiacchierare con un collega, ha delle responsabilità e ha disposto l'imputazione coatta

Stefano Bacigalupo, morto a scuola a 13 anni a Roma, indagato un docente dopo 5 anni: «Doveva vigilare»
di Michela Allegri
Martedì 23 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 07:02
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Stava chiacchierando con un altro professore e non si è accorto che uno dei suoi studenti, sul quale avrebbe dovuto vigilare, stava per precipitare nel vuoto. Era l'ottobre del 2017 quando Stefano Bacigalupo, a soli 13 anni, era caduto dalla tromba delle scale mentre era a scuola. Era morto sul colpo, a causa delle gravissime lesioni riportate. Una vicenda che ora porta sul banco degli imputati uno degli insegnanti dell'Istituto Santa Maria. Una decisione arrivata al termine di un'inchiesta tortuosa. Per la Procura, infatti, la caduta del ragazzino sarebbe il risultato di un gesto deliberato e per questo motivo il pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione dell'inchiesta. Il gip, però, è stato di avviso diverso: ha accolto l'opposizione presentata dai familiari della giovane vittima, assistiti dagli avvocati Stefano Maccioni e Sergio Maglio, e ha disposto l'imputazione coatta per il docente, accusato di omicidio colposo. Nel provvedimento con il quale il gip Gaspare Sturzo ha chiesto alla Procura di formulare un nuovo atto d'accusa nei confronti del professore, si legge che l'insegnante si sarebbe attardato a parlare con un collega, incorrendo così nella «violazione di un dovere specifico di vigilanza». Per il magistrato, il suo comportamento negligente ha «determinato, o comunque ha fatto parte dello sviluppo causale che ha consentito» al ragazzino «di trovarsi senza sorveglianza alcuna nei pressi di un luogo pericoloso come la ringhiera al piano superiore e per goliardia, o per spinta, o per decisione propria, cadere nel vuoto e perdere la vita».
Sotto inchiesta erano finiti anche tre dirigenti dell'istituto.

Anche nei loro confronti è stata chiesta l'archiviazione delle accuse, ma anche su questa decisione pende un reclamo sul quale il giudice si dovrà pronunciare il prossimo 20 giugno.

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LA REAZIONE

La tesi del gesto volontario è sempre stata respinta dai genitori del tredicenne. «Finalmente abbiamo sentito affermare che nessuno vigilava su nostro figlio in un luogo pericoloso come quella scala durante l'orario scolastico, e che non è salito da solo, e che non si può affermare se vi sia stata una rissa, una goliardata o un gesto volontario. Quello che è certo è che quanto accaduto si sarebbe potuto evitare», hanno detto Gianmarco Bacigalupo e Angela Mattiello. E ancora: «Dopo 5 anni di negligenze incomprensibili, un passo verso la verità. Ma lo sdegno resta per il tempo perso. Peraltro i responsabili dell'Istituto Santa Maria non ci hanno mostrato alcuna vicinanza».
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