Parà caduto in Afghanistan, la mamma al ministro della Difesa: «Si faccia chiarezza sulla lettera sparita»

Mamma Annarita con il basco amaranto in testa saluta il figlio avvolto dal tricolore all'arrivo a Ciampino
Mamma Annarita con il basco amaranto in testa saluta il figlio avvolto dal tricolore all'arrivo a Ciampino
di Mirko Polisano
Mercoledì 30 Giugno 2021, 22:48
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Un altro ferito per «fuoco amico» in quella stessa operazione in cui rimase ucciso David Tobini, il parà romano caduto in Afghanistan nel luglio di dieci anni fa. Emergono altri particolari su quel conflitto in cui il militare della Folgore perse la vita e tutti gli indizi sembrano portare in un’unica e stessa direzione: che a sparare sia stato il «fuoco amico». Da quanto portato all’attenzione dei magistrati di piazzale Clodio, oggetto delle indagini sarebbe anche il ferimento di un altro caporal maggiore coinvolto nell’operazione. Dagli atti, infatti, risulterebbe evidente che a colpire il militare - rimasto lievemente ferito a un braccio - sia stato un proiettile che gli stessi Ris avrebbero identificato come calibro “5.56” , di quelli in dotazione Nato. Dello stesso tipo di quello che ha ferito a morte David Tobini. Due proiettili Nato che colpiscono due militari italiani, di cui uno uccidendolo: ma allora cosa è successo nella piana di Bala Mourghab quel maledetto 25 luglio del 2011?

Per quanto riguarda David Tobini le circostanze appaiono evidenti e delineati, a partire da dove e da quale distanza è partito il colpo. 

Mentre nel caso nel commilitone ferito «di striscio» sarebbe stato un altro compagno d'armi a sparare «per errore». Come è possibile che due proiettili in dotazione alle forze armate Nato abbiano centrato due soldati italiani? Forse i militari italiani erano "stremati" dalle ultime esercitazioni prima di quell'operazione, come avrebbero raccontato in più occasioni qualcuno di loro? Forse che in quell'operazione, qualcuno possa aver calcolato male i rischio e violato le regole d'ingaggio? 

I dubbi

Domande a cui la Procura di Roma dovrà dare necessariamente una risposta con la disposizione di nuovi accertamenti e testimonianze, alla luce anche degli ultimi “misteri”. Tra questi, la sparizione di una lettera dall’armadietto di David Tobini che non è stata mai recapitata alla madre. Chi l’ha fatta sparire?  Eppure c’è un verbale della “commissione di accesso all’armadietto” in cui quella lettera compare ma non è mai arrivata a Roma. Cosa c’era scritto in quelle righe? Chi doveva nascondere qualcosa? E se c'era qualcosa da dover occultare chi può escludere che non ci sia una spinta intenzionale o dolosa?

Un “giallo” - quello della lettera sparita - che ha contribuito ad aumentare il dolore di mamma Annarita che da anni si sta battendo per chiedere giustizia. In un video toccante, si è rivolta direttamente al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini affinché faccia luce e chiarezza sulla vicenda. «Quella lettera è mia e da me deve tornare - ha detto rivolgendosi al ministro - non è possibile che sia sparita.

Serve chiarezza». 

«Chiedo al ministro Guerini un suo personale impegno affinché la Difesa faccia piena luce sulla vicenda del caporal maggiore scelto David Tobini, parà romano morto a 28 anni durante una battaglia contro i talebani in una trincea sul fronte di Bala Murghab il 25 luglio del 2011, probabilmente vittima di fuoco amico. È recentemente emerso che il giovane, pochi giorni prima, aveva scritto una lettera alla madre, che dopo la sia morte venne presa in consegna dalle autorità militari e mai consegnata alla madre di David. Perché? Signor ministro, lo Stato ha onorato il sacrificio del soldato  Tobini insignendolo postmortem di medaglie al valore e alla memoria. Lo onori facendo giustizia». Lo ha dichiarato in aula, durante l’informativa del ministro della Difesa sulla conclusione della missione italiana in Afghanistan, il senatore Gianluca Ferrara, vicepresidente del gruppo M5S in Senato e capogruppo cinquestelle in Commissione Esteri, citando il testo della canzone di De Andrè “Ballata dell’eroe”: «Troppo lontano si spinse a cercare la verità. Ora che è morto la patria si gloria d’un altro eroe alla memoria. Ma lei che lo amava, aspettava il ritorno d’un soldato vivo. Di un eroe morto che ne farà, se accanto nel letto le è rimasta la gloria d’una medaglia alla memoria?». 

Gli “Sciacalli”
Dall’armadietto di Tobini, infine, mancherebbero alcune magliette, alcuni libri, un attrezzo della palestra - di quelli utilizzati per allenare le mani - e degli utensili di David. Che fine hanno fatto? Chi se n’è appropriato? Un commilitone avrebbe addirittura fatto sue le pentole di Tobini che era solito utilizzare nella caserma di Pistoia. Un altro avrebbe preso gli attrezzi ginnici. Piccoli gesti - in confronto alle tante contraddizioni della vicenda del caporal maggiore romano - ma che definiscono lo spessore della cerchia vicino a David. E qualcuno li chiama "sciacalli". 

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