Roma, attivista aggredito sulla banchina di Valle Aurelia per un bacio al compagno: la denuncia di Gaynet

Roma, l'attivista Moreno aggredito sulla banchina di Valle Aurelia per un bacio al compagno: la denuncia di Gaynet
Roma, l'attivista Moreno aggredito sulla banchina di Valle Aurelia per un bacio al compagno: la denuncia di Gaynet
di Roberta Savona
Sabato 20 Marzo 2021, 19:06 - Ultimo agg. 21 Marzo, 18:16
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Calci, pugni, insulti in un video che denuncia l’ennessima aggressione omofoba ai danni di due ragazzi, rei di aver mostrato in pubblico il loro amore con un bacio. È successo a Roma lo scorso 26 febbraio 2021, sulla banchina della stazione dei treni di Valle Aurelia, dove Jean Pierre Moreno, attivista, rifugiato e socio dell’associazione Gaynet Roma insieme al suo compagno, attendevano il treno per tornare a casa. I due ragazzi si lasciano andare ad un innocente bacio che scatena le ire di un terzo individuo che con foga, attraversa due binari contravvenendo ad ogni tipo di regole di sicurezza, per passare dalla banchina in cui sostava a quella in cui era ferma la coppia. «Non vi vergognate?», esclama l’uomo verso i due ragazzi, per poi scagliarsi contro Jean Pierre e dare il via ad una pioggia di calci, fendenti e violenza concentrata quanto inaudita.

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Il fatto accaduto circa un mese fa, per fortuna non scaturito in gravi conseguenze fisiche, è stato denunciato pubblicamente da Gaynet nella giornata di oggi, sabato 20 marzo, con un video pubblicato sulla pagina facebook dell’associazione.

Una denuncia pubblica arrivata così a distanza, per agevolare l’iter legale condotto in prima linea da Rete Lenford, rete di avvocati che segue le persone vittime di omotransfobia iscritte a Gaynet. Anche il compagno di Jean Pierre è stato colpito e per questo, ha sporto regolare denuncia ma, «in assenza di una legge che condanni atti omotransfobici, l’iter con le forze dell’ordine non è stato semplice», dichiara Rosario Coco, referente d’associazione. A quanto si legge nel testo che accompagna la pubblicazione del video, la polizia avrebbe faticato a comprendere il movente omofobo per cui è stata necessaria un’integrazione della denuncia, per mettere nero su bianco la richiesta di recuperare i video prodotti dalle telecamere di sicurezza della stazione, gli unici che proverebbero fino in fondo la dinamica dei fatti resa nota dal video girato da una persona presente all’aggressione.

«Attualmente non sappiamo ancora se le immagini saranno recuperate, poiché vengono distrutte ogni sette giorni e questi passaggi, hanno determinato una notevole perdita di tempo. Attendiamo il pronunciamento del PM su quanto accaduto, auspicando che si faccia tutto il possibile per l’identificazione dell’aggressore e per classificare questo reato nel miglior modo possibile secondo gli attuali strumenti giuridici», continua Coco. L’aggressione omofoba descritta nel video, è solo un’altra dimostrazione fisica di violenza, che spinge la comunità LGBTQI+ (e non solo), a richiedere a gran voce l’attuazione della Legge Zan, in questo momento in attesa di approvazione definitiva al Senato. «Con uno strumento giuridico adeguato, il video in questione avrebbe imposto alle autorità di accertare da subito l’eventuale movente dei fatti sulla base dell’odio omotransfobico. Quanto accaduto è purtroppo ormai parte di una quotidianità intollerabile in un Paese europeo che dice di guardare all’europeismo delle istituzioni UE, ma si ritrova nei fatti in una cronaca degna della repressione che vediamo in Polonia. L’approvazione finale della Legge Zan sarà una prima ed efficace risposta all’enorme ritardo dell’Italia in tema di diritti civili delle persone LGBTI», conclude il testo di corredo al video.

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