Alessia Piperno, il padre: «Non riusciva a trovare il pullman per tornare in Pakistan dagli amici»

Chiuso il negozio di libri, i genitori attendono in casa notizie dalla Farnesina

Alessia Piperno, il padre: «Non riusciva a trovare il pullman per tornare in Pakistan dagli amici»
Alessia Piperno, il padre: «Non riusciva a trovare il pullman per tornare in Pakistan dagli amici»
di Alessia Marani
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 00:26
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La libreria di famiglia ai Colli Albani ieri era chiusa e lo rimarrà anche oggi. I genitori e il fratello minore di Alessia Piperno, la 30enne arrestata e portata in carcere a Teheran, in Iran, adesso attendono solo con ansia, nella loro abitazione poco distante dalla rivendita, che dalla Farnesina arrivi la buona notizia. Ossia che la loro Alessia, spirito libero e viaggiatore, tornerà a casa. 

Alessia Piperno è nel carcere di Evin a Teheran: quel viaggio in Kurdistan e il racconto della paura nell'ostello

Alberto, dopo quella telefonata ricevuta domenica mattina da vostra figlia, nella quale vi chiedeva aiuto, cosa è successo?

«Abbiamo attivato tutti i canali a nostra disposizione per aiutarla.

E continueremo a farlo. Anche se al momento non possiamo che rimanere qui fermi ad aspettare che i percorsi avviati dalle autorità vadano a buon fine».


Siete fiduciosi?

«Speriamo davvero di ricevere presto una bella notizia, siamo in attesa speranzosi. Alessia è la persona più buona del mondo, una santa ragazza cresciuta da me e dalla mamma con principi morali solidi. Siamo sicuri che non possa avere fatto nulla per contravvenire alle regole di quel Paese e che ci siano tutte le condizioni perché sia rilasciata. Non si immischiava nelle cose di politica, era arrivata in Iran prima delle tensioni, inoltre ci rassicurava ogni giorno. Ci diceva di essere in un ostello in una zona lontana dagli scontri e super sorvegliata per la vicinanza con il palazzo presidenziale».

 

Che cosa farete quando Alessia tornerà a casa?

«Non faccio altro che immaginare quel momento, non vedo l’ora di riabbracciarla. Faremo una grande festa e un viaggio tutti insieme».

Dove? C’è un luogo in cui Alessia ancora non era stata e che avrebbe voluto vedere con voi?

«Ovunque lei vorrà. Solo che, davvero, adesso è presto, siamo qui con la nostra angoscia. Mia figlia al telefono piangeva. Capisce quanto possiamo essere preoccupati?».


Tra voi e Alessia il silenzio era piombato il 28 settembre. Dopo averle fatto gli auguri la mattina di buon’ora al telefono. Che cosa credete le sia successo?

«Dalle 11 di quella mattina il suo telefonino ha smesso di dare segnali. Sulle chat più nessun collegamento. Sapevamo che stava aspettando gli amici in ostello, un francese, un polacco e una ragazza iraniana, per andare a fare un pic nic insieme e festeggiare il suo compleanno. Alessia non può avere partecipato a rivolte o cose del genere. Anzi, in Iran non doveva neanche esserci».

Ovvero?


«Doveva tornare in Pakistan per aiutare dei suoi amici conosciuti nel precedente viaggio e la cui casa era andata distrutta in una alluvione. Lei è così: aiuta tutti. Aveva faticato per riottenere un visto, ma poi lo aveva ottenuto. Solo che non poteva lasciare l’Iran perché non trovava un pullman che la riportasse in Pakistan».

Un suo amico racconta di quando Alessia lasciò il suo lavoro come capo del food&beverage dell’Hotel Ferragamo di via dei Condotti per partire. Era il 2016 e lei gli disse: «Lo so lascio un bel lavoro, ma questa non è la vita vera». Chi è Alessia?

«Una ragazza speciale, dal cuore d’oro. Eppure ho letto cose sconvolgenti sui social e non le posso accettare: Alessia non è una sprovveduta o una cerca-guai. Ma un persona estremamente seria e che ha avuto il coraggio di seguire la sua indole. Conosce molte lingue, lavora dal lunedì al venerdì organizzando viaggi e svolgendo segretariato attraverso la piattaforma Freelancer che permette il lavoro da remoto, e usa il sabato e la domenica per i suoi spostamenti. Non farebbe male a una mosca e nessuno deve farlo a lei».

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