Virginia Raggi, il suo incubo è uscire dal giro. Ultima eredità il piano rifiuti Ama bocciato

Virginia Raggi, il suo incubo è uscire dal giro. Ultima eredità il piano rifiuti Ama bocciato
Virginia Raggi, il suo incubo è uscire dal giro. Ultima eredità il piano rifiuti Ama bocciato
di Fabio Rossi
Mercoledì 12 Agosto 2020, 01:19 - Ultimo agg. 14:23
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Necessità di ricompattare una maggioranza che perde qualche pezzo. Voglia di far capire a dirigenti poco vogliosi di esporsi che in Campidoglio, almeno fino alla prossima primavera, comanda ancora lei. Ma, alla base dell’annuncio di Virginia Raggi - che correrà per il secondo mandato da sindaca - c’è anche un ragionamento molto più pratico: meglio ricandidarsi - e assicurarsi comunque altri cinque anni da consigliere comunale, in attesa di nuove opportunità politiche - che rischiare di uscire definitivamente dal giro.

Tutto ciò mentre dal Comune arriva un duro colpo all’Ama: una memoria di giunta del 7 agosto, firmata dalla sindaca, ha respinto le linee guida sul piano industriale presentate lo scorso anno dall’amministratore unico, Stefano Zaghis, e ha messo sotto accusa la municipalizzata per il livello della raccolta differenziata.

Ieri, intanto, è arrivato l’endorsement di Luigi Di Maio: «Virginia Raggi sta svolgendo un ottimo lavoro a Roma. Ed ha bisogno del supporto di tutto il Movimento», scrive il ministro degli Esteri, postando la foto di Beppe Grillo e della sindaca con la scritta «Daje!».


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I temi


Ma i dossier in bilico sono tanti: la Capitale è riemersa dal lockdown con i problemi di sempre. Come il grande tema della cura della città: marciapiedi e spartitraffico sono sempre più assediati dalle erbacce, nelle zone centrali come in periferia. Una scarsa attenzione che riguarda anche gli alberi romani (14 mila solo nelle grandi ville), che ogni anno cadono a centinaia, con danni e rischi per l’incolumità dei cittadini. Lo stesso si può dire per le strade: se qualche cantiere viene faticosamente avviato, la situazione generale resta pessima. Lo scorso anno le Assicurazioni di Roma hanno dovuto sborsare 13 milioni di euro per risarcire automobilisti e centauri finiti sulle onnipresenti buche. E anche chi si affida al trasporto pubblico ha i suoi problemi. Mentre l’Atac viaggia verso un faticoso salvataggio dal fallimento, grazie al concordato, il servizio (Covid a parte) resta insufficiente.

Gli autobus continuano ad andare a fuoco - 17 nel 2020, l’ultimo dei quali era in servizio da ben 15 anni - e la metro A sta battendo tutti i record di guasti, tra scale mobili fuori uso e disagi sulla linea, anche dopo le interminabili chiusure delle stazioni di piazza della Repubblica e piazza Barberini. Per non parlare dei rifiuti: la sindaca ha intrapreso un braccio di ferro con la Regione, sulle responsabilità di una situazione sempre sull’orlo del collasso, ma resta il fatto che - soprattutto dopo l’incendio al Tmb Salario e in mancanza di nuovi impianti - Roma è ben lontana dall’autosufficienza, in questo delicato settore, e non ha un piano complessivo. Poi c’è la crisi delle municipalizzate, che oltre l’Atac colpisce anche l’Ama, con evidenti ripercussioni sulla qualità dei servizi pubblici.
 

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