Mezzi vecchi, interventi di manutenzione «tutt'altro che adeguati» affidati a ditte esterne e pezzi di ricambio scadenti, anche recuperati da altri bus. «La strada da percorrere è ancora lunga e non può che discendere da un radicale efficientamento dell'azienda», sottolinea il perito della procura Rodolfo Fugger, per il quale gli interventi di Atac non sono stati sufficienti. E così, per chiudere i fascicoli sui tanti casi di flambus, e non procedere penalmente nei confronti dei vertici di Atac, il procuratore aggiunto Giovanni Conzo e il pm Mario Dovinola hanno stilato una lista di prescrizioni che l'azienda dovrà rispettare.
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Alcune scadranno tra 30 giorni, per le altre, come l'aggiornamento dei mezzi, l'azienda ha 120 giorni. Tempi stretti, anche perché le perizie hanno verificato che la maggior parte degli autobus è andata a fuoco tra maggio e agosto.
LA LISTA
Si parte «dal miglioramento degli interventi di manutenzione programmata e correttiva», affidati sempre ad aziende esterne che, spesso avevano controllato i mezzi prima degli incendi, per questo i pm prevedono anche il «controllo puntuale» degli interventi resi dalle ditte.
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Tutti i tipi di mezzi sono coinvolti, anche la piccola flotta di bus elettrici che circola in centro. Secondo gli accertamenti tecnici: «Le alte temperature ambientali, unitamente al maggior carico sui circuiti elettrici (per via della maggiore quantità di servizi in funzione, primo tra tutti gli impianti di aria condizionata), contribuiscono a incrementare il rischio di incendio nei mesi più caldi, sebbene anche negli altri mesi dell'anno il numero degli incendi sia comunque molto elevato. Si evince infatti che la stragrande maggioranza dei casi di incendio interessa veicoli con dieci o più anni di età, rispetto alla data di immatricolazione. E gli incendi sono dovuti - si legge - all'invecchiamento degli isolamenti elettrici, degli isolamenti delle tubazioni calde, e delle tenute degli impianti idraulici ad alta pressione».