Roma, Atac e la truffa dei finti certificati per restare a casa: «Non li scrive un medico». Il giallo del timbro di un pediatra arabo

Roma, Atac e la truffa dei finti certificati per restare a casa: «Non li scrive un medico». Il giallo del timbro di un pediatra arabo
Roma, Atac e la truffa dei finti certificati per restare a casa: «Non li scrive un medico». Il giallo del timbro di un pediatra arabo
di Lorenzo De Cicco
Giovedì 1 Ottobre 2020, 21:51 - Ultimo agg. 2 Ottobre, 13:50
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Centinaia di certificati di malattia per gli autisti dell’Atac, tutti con lo stesso timbro: quello di un medico arabo. Eppure la grafia che compare sui fogli spediti all’azienda dei trasporti non è sempre la stessa. Il particolare è saltato all’occhio degli ispettori della municipalizzata romana - un colosso da 11mila dipendenti, con un tasso di assenteismo che macina record su record - tanto che ieri la società ha chiesto una perizia calligrafica a un pool di esperti esterni e della vicenda è stata informata anche la Procura della Repubblica.

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I CERTIFICATI

Decifrare la scrittura di un medico non è sempre esercizio facile, eccezion fatta per i farmacisti, forse, ma la pila di certificati che si è ammassata nel corso degli anni nel quartier generale di via Prenestina non lascia molti dubbi a chi ha avviato l’indagine interna: quei fogli non sono stati compilati dalla stessa mano. Il sospetto è che decine di dipendenti abbiano sfruttato la compiacenza del dottore arabo, un pediatra, per godere di permessi retribuiti non dovuti. Oppure che gli autisti siano in qualche modo entrati in possesso del prezioso blocchetto dei referti, per poi moltiplicarne a dismisura i benefici, inventando di sana pianta le malattie dei figli. Malattie che, a differenza di quelle degli adulti, per legge non sono gestite con una procedura «informatizzata»: il certificato, in sostanza, non viene spedito dal computer del medico curante, ma si porta ancora a mano, oppure viene inviato dagli interessati. Una pratica che la partecipata del Campidoglio vorrebbe cambiare: a luglio i manager delle Risorse Umane hanno incontrato l’Inps e il Ministero del Lavoro, proprio per trattare l’argomento. Sarebbe una svolta storica, ma richiede tempo. Intanto autisti, macchinisti e operai dei depositi continuano a consegnare gli attestati di malattia dei figli per proprio conto. E qualcuno, a quanto pare, ha trovato un modo per approfittarne, almeno fino a quando non è stato scoperto.
 

L'INDAGINE

L’inchiesta avviata dall’Atac riguarda 20 dipendenti. Ma i certificati firmati dal pediatra arabo sono molti di più: almeno un centinaio. Col particolare appunto che la grafia del dottore cambia di foglio in foglio. Un trucco così smaliziato che la discrepanza è stata notata dagli addetti del Personale, che hanno girato poi la questione agli ispettori aziendali. L’ultimo tassello per far scattare le sanzioni disciplinari è una perizia che certifichi l’imbroglio: a questo serve la consulenza ordinata ieri. Poi partiranno, con buona probabilità, i licenziamenti. Del resto già un anno fa l’azienda ha messo alla porta 7 conducenti proprio per essersi assentati sfruttando le finte malattie dei bimbi: in quel caso, però, a smentire i dipendenti erano stati gli stessi pediatri. Grazie alla carta intestata dei certificati, difatti, la municipalizzata era riuscita a risalire agli studi medici e i dottori avevano disconosciuto l’autenticità dei documenti: «Noi non li abbiamo mai firmati», hanno raccontato. C’è da immaginare che i genitori, in quel caso, siano riusciti a ottenere un referto vero e poi, previa fotocopia, abbiano cambiato la data per poterlo ripresentare alla bisogna, ogni volta che volevano evitare di presentarsi al lavoro. Con un unico errore tattico: avere ripetuto la truffa troppe volte, fino a destare sospetti tra chi si occupa della gestione del Personale.
 

RECORD DI ASSENTI

L’assenteismo, piaga antica tra i conducenti dei trasporti pubblici dell’Urbe, nel 2020 ha segnato l’ennesimo record negativo: mai così tanti malati. Nel I trimestre dell’anno il 16,8% dei dipendenti ha dato forfait al lavoro - ferie escluse, ça va sans dire - e quasi un lavoratore su dieci (il 9,8%) ha presentato un certificato medico per schivare il turno. Un trend confermato nel II trimestre, come annotato nell’ultimo rapporto sulle presenze pubblicato dall’azienda: assenteismo al 16,2%, ma col record di permessi 104, anche perché nel frattempo erano entrati in vigore i congedi dell’emergenza Covid. Ma c’è chi, col foglio del pediatra solo da precompilare, non ne ha avuto bisogno. 

 

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