Giornata mondiale dell'autismo: ecco il trattamento "low-cost" ideato dalla onlus romana "Rete per il Sociale"

Giornata mondiale dell'autismo: ecco il trattamento "low-cost" ideato dalla onlus romana "Rete per il Sociale"
di Giuseppe Scarpa
Venerdì 2 Aprile 2021, 15:52
3 Minuti di Lettura

È una condizione spesso sottovalutata dall'opinione pubblica ed enormemente diffusa, per cui le stesse Nazioni Unite hanno deciso di celebrare il 2 aprile come "Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo". In Italia un bambino su settantasette è affetto da disturbo dello spettro autistico. Sono i dati dell'Istituto superiore di sanità. Secondo il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (Ccd) nel mondo il rapporto è invece di uno ogni 59. Capita, tuttavia, che la diagnosi sia tardiva. O anche che, una volta individuato il disturbo, la terapia sia insostenibile economicamente perfino per una famiglia media. I trattamenti comportamentali ammontano a mille euro al mese. Il sistema sanitario nazionale, nonostante l’autismo sia stato incluso nei livelli essenziali di assistenza (Lea), è spesso subissato di richieste che non riesce a soddisfare. E perciò mamme e papà debbono ricorrere ai privati con esborsi che non sempre possono permettersi. Cosa fare allora per garantire un futuro a milioni di bambini che, in assenza di un'adeguata e costante terapia, rischiano di rimanere indietro? Ecco che l'équipe di professionisti della onlus "Rete per il Sociale", ne fanno parte neuropsichiatri infantili, psicologi e logopedisti, ha ideato un modello "lowcost": "Autismo in Rete" è il suo nome. Un approccio che promette di abbattere i costi annuali, dimezzandoli senza ridurre la qualità dell'intervento. Questo metodo si fonda su tre strategie: la formazione e il coinvolgimento attivo dei genitori, quello degli insegnanti, dalla scuola materna alle superiori, e le sessioni del baby paziente con gli specialisti.

"RETE PER IL SOCIALE ONLUS"

Uno degli obiettivi di "Rete per il Sociale" (https://reteperilsociale.it/) è quello di estendere il modello in regioni d'Italia e Paesi dove i servizi di diagnosi e trattamento incontrano ancora degli ostacoli. È così nel Sud Italia il progetto pilota è in fase di sviluppo in Sardegna, nel territorio di Sassari e Olbia grazie al finanziamento anche della Fondazione di Sardegna.

Mentre in Messico, con il sostegno della Conferenza episcopale italiana (la Cei), è già attivo il programma della durata di tre anni a Città del Messico in collaborazione con la Congregazione Don Guanella. In entrambi i casi la cabina di regia è in capo a "Rete per il Sociale", l'associazione fondata da Stefano Vicari, ordinario alla Università Cattolica e primario di neuropsichiatria infantile presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Daniela Guitarrini, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Deny Menghini psicologa clinica presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

IL PROGETTO

Nell'autismo intervenire subito è tutto. Individuare tempestivamente un soggetto affetto da questa sindrome influisce positivamente sul suo sviluppo. È questo uno dei caposaldi del modello "Autismo in Rete". Perciò gli insegnati e le figure sanitarie vengono formate dagli specialisti della onlus al fine di identificare rapidamente i segni precoci. Si passa poi al secondo capitolo. La tmg, acronimo di terapia mediata dai genitori. Le mamme e i papà vengono preparati a una tecnica di "parent coaching" che gli consente di interagire in modo efficace con i figli. Così comprendono la percezione che i loro piccoli hanno del mondo circostante. La tmg rappresenta perciò il cuore del modello. Una tecnica dove le sedute tra il baby paziente e lo specialista vengono effettuate con una cadenza settimanale e che si è dimostrata efficace nel ridurre la gravità del disturbo. Proprio perché grazie alla tmg i genitori avranno acquisito delle competenze che gli permetteranno di seguire con accresciuta consapevolezza i figli. In Sardegna il progetto promette di coinvolgere nella sua prima fase 25 famiglie. In Messico è già operativo dal 2020 per 100 famiglie. L'obietto adesso è estendete il modello "Autismo in Rete" ad altre regioni d'italia e Paesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA